martedì 16 settembre 2008

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Un altro contributo di un collega che spara a zero sul sindacato a proposito del precariato


Carissimo Gianni, carissimi amici e colleghi
ti rubo ancora qualche minuto per tornare su un problema che hai sollevato qualche settimana fa.
Ti lamentavi, in una mail, della scarsa partecipazione ad una iniziativa della FNSI (Federazione Nazionale Stipendiati Italiani ?) quasi tacciando freelance, collaboratori e precari in genere di "disinteresse" o addirittura di "lassismo".
Di recente caro Gianni svariate circostanze (personalmente ti potrei citare tre esempi diversi, ma sono convinto che ce ne siano altri trecento) hanno ancora una volta testimoniato ed avvalorato la fondatezza di quanto ti scrissi all'epoca: la FNSI non è, non può essere né sarà mai il sindacato del precariato o comunque di tutti i giornalisti, perché negli anni la FNSI ha costruito o tollerato compartimenti stagni nella professione - tra stabilizzati, parastabilizzati e precari - che oggi è improponibile, oserei dire impossibile, collegare in qualche modo per manifesto conflitto d'interesse tra i vari settori.
Oggi il sindacato - questo sindacato - ai freelance ed ai precari non serve assolutamente a nulla. Anzi, danneggia in maniera vistosa ed evidente. Ed è tempo che tutti quanti se ne avvedano perché gettino le basi di una contrattazione nuova che veda i diritti dei precari difesi e tutelati da chi li conosce a fondo, per davvero, e non li postpone sistematicamente ad altre situazioni o ad altre priorità, non sempre oneste e non sempre trasparenti.
Voglio farti un esempio per darti meglio l'idea della fondatezza di quanto vado sostenendo: di recente Il Mattino ha assunto a Napoli un nuovo redattore per colmare alcuni buchi determinatisi nell'organico. In qualsiasi azienda, di qualsiasi settore, con un qualsiasi sindacato "vero", "imparziale" o comunque degno di tal nome, un sindacato insomma che tutela davvero il precariato e non a chiacchiere, sarebbe stata quanto meno posta una questione semplice semplice, oserei dire banale: siamo sicuri che nella pletora di precari, freelance, collaboratori che ogni giorno sgobbano al Mattino non ve ne fosse uno in grado di svolgere quelle mansioni? Io caro Gianni mi assumo la responsabilità di dirti che, tra i collaboratori di Napoli e quelli di Salerno, ce n'erano almeno dieci estremamente più validi (ma soprattutto più meritevoli.) del collega che oggi occupa quel posto.
Il Cdr e la Fnsi in questo come in cento altri casi analoghi il problema non se lo sono posti proprio. Per l'ennesima volta, con il loro silenzio, hanno tollerato un ingresso esterno - l'ennesimo - perpetrato in barba ai diritti di quei precari della cui tutela e salvaguardia vogliono poi riempirsi la bocca. Disonestamente.
Va da sé poi che incontri, conferenze e dibattiti vadano deserti o che i giornali perdano copie perché ovviamente i precari sono sempre più demotivati e "scoglionati". Normale, normalissimo, ovvio.
Basta caro Gianni con questi sindacalisti che blaterano belle parole e grandi intenzioni ma che, di concreto, fanno il resto di niente.
Agli amici e colleghi precari lancio nuovamente un messaggio che mi auguro non cada nel vuoto: non cercate nella FNSI una tutela che non vi sarà mai garantita da un sindacato così strutturato. Cerchiamo di aprire un nuovo fronte della contrattazione che veda la FNSI esclusa dalle tematiche legate al precariato. Pensateci e non trascurate il problema. Ne va del futuro non solo nostro, ma del giornalismo in genere. Pensateci soprattutto quando - e se - dovesse riproporsi la necessità di uno sciopero per il rinnovo del contratto. Sarebbe un'occasione di estrema importanza per sottolineare - in modi e forme da definire - che c'è un vasto mondo di validissimi professionisti, tagliato fuori anche dal sindacato e non solo dagli editori, che vuole decidere autonomamente del proprio futuro.
La passività - o peggio, la cieca fiducia in un sindacato che non è né mai sarà "nostro" - non può che farci del male. Più di quanto ce ne abbia mai fatto in passato.
Salutoni
R. F.

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