venerdì 29 agosto 2008

uffici stampa: Napoli ko

Il Tribunale di Napoli respinge le richieste dei giornalisti dell'Amministrazione provinciale: solidarietà del Gus CampaniaGiovanni Rossi (Fnsi): "Una sentenza che dimostra l'urgenza della trattativa con l'Aran per il profilo professionale"

29/08/08
Sono state necessarie addirittura 18 pagine fitte fitte di motivazioni, da parte del Giudice del Tribunale di Napoli, Maria Casola, per emettere una sentenza avversa alle richieste di riconoscimento economico previsto dal C.C.N.L. dei Giornalisti da parte dei colleghi Domenico Pennone ed Antonio Vista
"Bisogna evidenziare come i giornalisti in questione da diversi anni ricoprono, grazie ad atti formali dell'Amministrazione provinciale di Napoli, uno il ruolo di Capo Ufficio Stampa del Consiglio e, l'altro, di Capo Ufficio Stampa della Giunta. In breve, la d.ssa Maria Casola, con le sue 18 pagine ha sentenziato semplicemente che "....l'attribuzione di trattamenti economici può avvenire esclusivamente mediante contratti collettivi.....". Nessuna parola a difesa dei colleghi, nè tantomeno alcun riferimento ad un ipotetico uso "improprio" di professionalità di P.A.. Ovvero quest'ultima attraverso strane alchimie può usufruire (...con indebito "arricchimento"?) di chicchessia senza nulla concedere o riconoscere. E, pensare, che da più parti si declama la tutela dei lavoratori, dell'uso e abuso del precariato e via dicendo. E' un precedente pericoloso quello di Napoli, anche se in pieno contrasto con altre sentenze di ben altri Tribunali d'Italia (e già questo è un paradosso!), che serve da monito alle OO.SS. di categoria e non, oltre che all'ARAN la quale non può più tergiversare sulla condizione scandalosa di centinaia di professionisti impegnati negli Uffici Pubblici. Avremo modo di tornare sulla vicenda nel mentre esprimiamo tutta la nostra più sincera solidarietà ai colleghi Pennone e Vista".Pasquale Di BenedettoPresidente GUS Campania
"La sentenza del Tribunale di Napoli avversa ai colleghi Domenico Pennone ed Antonio Vista, così come quella del Consiglio di Stato relativa sempre alla Provincia di Napoli e di analogo tono, è il risultato negativo di anni nei quali, non per colpa del Sindacato dei giornalisti, non si è voluto dar corso alla trattativa per la definizione del profilo professionale dei giornalisti addetti stampa pubblici così come previsto dalla legge 150 fin dal 2000.Sconcerta leggere nella sentenza del Tribunale partenopeo di "persistente silenzio delle parti sociali in ordine al recepimento della delega proveniente dalla legge" (cioè la delega a svolgere una specifica trattativa sindacale per l'area professionale dei giornalisti pubblici): la Fnsi non ha taciuto affatto, come dimostrano comunicati, manifestazioni, financo sentenze (lo stesso Magistrato di Napoli ricorda la sentenza del giudice del lavoro di Roma relativa alla legittimità della Federazione della stampa a trattare con l'Aran), accordi con i sindacati autonomi e confederali. Proprio l'ultima intesa - raggiunta tra Fnsi e Federazioni del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil - dovrebbe aprire la strada della trattativa con l'Agenzia per la negoziazione contrattuale nel Pubblico impiego, speriamo in tempi rapidi, allo scopo di dare certezze professionali e contrattuali ai colleghi della Pubblica amministrazione senza doverle chiedere alla Magistratura. Ai colleghi campani esprimo la solidarietà del Sindacato".Giovanni RossiSegretario generale aggiunto e responsabile del Dipartimento Uffici stampa della Fnsi



dal sito dell'Fnsi

Intercettateci tutti

(ANSA) - ROMA, 29 AGO - «Chiederò all'ex premier Romano Prodi di diventare il presidente onorario del comitato 'intercettateci tuttì, il comitato dei politici che non hanno nulla da nascondere». Lo ha annunciato il parlamentare dell'Idv Franco Barbato ai microfoni di Ecoradio, commentando le dichiarazioni dell'ex presidente del Consiglio che, a proposito delle intercettazioni telefoniche a suo carico e diffuse dal settimanale 'Panoramà, ha detto «pubblicatele pure». Per Barbato, l'iniziativa permetterebbe a senatori e deputati di rinunciare «ad un tipico privilegio della Casta» e cioè quello per cui la magistratura non può usare intercettazioni a loro carico se non «autorizzate dalla Giunta della Camera di appartenenza». Un comitato cui hanno già aderito Antonio Di Pietro e Beppe Giulietti, oltre allo stesso Barbato. Inoltre, il deputato dipietrista ha sottolineato che «Prodi, con le sue parole, ha dato a Berlusconi una grande lezione di stile: chiederò dunque all'ex premier di diventare il presidente onorario di questo comitato». «Altro che solidarietà: il presidente del Consiglio, infatti, non ha voluto far altro che cogliere strumentalmente l'occasione per perseverare nella sua vergognosa battaglia per imbavagliare la magistratura e i giornali».

Canard e contributi

(ANSA) - PARIGI, 26 AGO - Il settimanale satirico 'Le Canard Enchaine«, che dalla sua creazione93 anni fa vive senza pubblicità, ha chiuso il 2007 con un utile di 6,2 milioni di euro grazie al forteaumento delle sue vendite. Nel 2007, anno di grande attualità politica con il doppio appuntamento elettorale dellapresidenziale e delle legislative, il giornale ha registrato una progressione delle sue vendite del24%. La media di copie vendute settimanalmente ha così raggiunto l'anno scorso il mezzo milionedi copie. Nel suo numero domani nelle edicole, il giornale precisa che tutto l'utile è stato riversato, comeal solito, nelle sue casse per rafforzare l'indipendenza della testata. Il profitto realizzato nel 2007 èinferiore a quello del 2006 che era stato di 7,8 milioni a causa di »un contratto di pensioneintegrativa sottoscritto a favore del personale«. In aumento nel 2007 anche la vendita dei suoidossier, con una progressione del 18% che ha portato a una media che sfiora le 80.000 copie.(ANSA).


(ANSA) - ROMA, 26 AGO -«Che fine ha fatto il regolamento in materia di contributi all'editoria che il governo dovevapresentare ieri?»: lo chiede il senatore del Pd Vincenzo Vita. «Il sottosegretario Bonaiuti - continua Vita - aveva garantito che vi sarebbe stato un confrontocon le varie parti, con le associazioni di categoria, con le stesse testate interessate. Nulla di tuttociò. Non si tratta infatti di una mera scadenza burocratica visto che il regolamento dovrebbeapplicare il decreto 112 del giugno scorso il quale prevede purtroppo tagli pesantissimi alletestate cooperative, non profit e di partito, almeno una cinquantina di quotidiani». «Come già rilevato da Mediacoop sull'argomento che questo tempo perduto serva almeno a unripensamento. Tra l'altro - aggiunge Vita - il testo della legge di conversione del decreto su questopunto (e forse anche su altri) suscita molti dubbi di costituzionalità, essendo stati tagliati icontributi diretti ai giornali e lasciati inalterati quelli indiretti. Come se non bastasse - conclude ilsenatore - rispunta il conflitto d'interessi di Silvio Berlusconi visto che ha dato il via libera a untesto che ha tra i massimi beneficiari proprio la Mondadori».

martedì 26 agosto 2008

l'Amendola di Siddi

Franco Siddi mi ha raccontato con gioia, nei giorni duri del confronto preliminare con la Fieg sul contratto, di come si era procurato alcuni documentti originali - erano nascosti un una vecchio baule di famiglia - che gli hanno consentito di illuminare aspetti poco conosciuti della figura di Giovanni Amendola.
Di liberalismo e democrazia i giornalisti italiani, ispirandosi ad Amendola, avevano cominciato a riflettere a Montecatini tre anni fa. Ne è venuto fuori un volume curato da Siddi pubblicato per i cento anni della Federazione della stampa. Non è un vieto esercizio di retorica, un atto dovuto per celebrare stancamente una data. La riflessione di oggi rimane essenziale. E se l'abito di Amendola ancora segnato dai colpi dei fascisti, che ne massacrarono il corpo senza far scomparire le sue idee, si può ancora vedere esposto in una teca, quanti possono mostrare oggi una coscienza specchiata, senza i segni di un'adesione di maniera o malintesa al liberalismo? I giornalisti italiani Amendola lo ricordano ogni mese se versano i contributi o ricevono un assegno di disoccupazione (a lui è intitolato l'istituto di previdenza). Gli editori se ne ricordano in occasione di ristrutturazioni e crisi aziendali, quando l'Inpgi paga il costo di infelici operazioni. Dell'avvocato napoletano dovremmo parlare e leggere un po' più spesso.


http://www.ibs.it/code/9788889475478/conquista-della-libertagrave/siddi-franco.html

lunedì 25 agosto 2008

editoria

Il dato di partenza: la Mondadori prende di contributi postali pubblici il doppio di quanto entra alle 27 testate cooperative come contributo pubblico all'editoria.
I contributi all'editoria - come raccontato nel libro "La casta dei giornali" - è un fenomeno che riguarda grandi e piccoli editori italiani. E visto che Berlusconi non vuole mettere altre tasse, ma tagliare le spese, ha chiesto a Tremonti di tagliare dove può. Così da vero liberista il ministro mette mano alla mannaia: basta con i sostegni pubblici ai giornali che non vendono; i contributi saranno falcidiati con il nuovo decreto (il decreto è stato convertito dalla Camera con voto di fiducia).
Il che sarebbe corretto se anche il mercato pubblicitario italiano fosse regolato da un sistema antitrust equilibrato. Altrimenti succede che le reti Tv private raccolgano il doppio di quanto finisce sui giornali italiani (lo dicono l'Antitrust e il Garante per le comunicazioni).
C'è da dire che i contributi all'editoria, sopratutto a quella piccola, sono vissuti come un aiuto valido per tutti, a prescindere se le aziende che ne usufruiscono rispettino le leggi, paghino i contributi ai dipendenti e quant'altro... Anche i grandi editori, a loro volta, dal punto di vista dei giornalisti-dipendenti, non sono poi degli stinchi di santo visto che da anni si ostinano a non rinnovare il contratto di lavoro.
Ma la logica del tanto peggio tanto meglio non conviene a nessuno: agli editori "impuri" a quelli "puri", ai giornalisti e ai lettori.
....
Dati Nielsen aggiornati:
L'analisi per mezzo evidenzia sul progressivo a giugno 2008 una crescita della televisionedel +1,6% e un rallentamento della stampa del -2,7%. In particolare, i quotidiani apagamento registrano il -2,9%.

mercoledì 20 agosto 2008

precari: la lettera

a proposito di precari? Ecco cosa mi scrive R.F.

Carissimo Gianni

Ho letto con molto interesse la tua mail. Per la stima e l'affetto che ho nei tuoi confronti, non posso però nascondere che mi ha fatto francamente sorridere.
Credo che la tua lettera possa essere inserita - anzi debba essere inserita - sul sito web della Fnsi, giacché è in perfetta sintonia con quelle che fino ad oggi sono state le strategie operative del nostro sindacato. Te ne spiego brevemente il motivo. Non voglio ovviamente rievocarti ritardi ed omissioni storiche della Fnsi che, nonostante gli ineluttabili strascichi nella quotidianità, appartengono ormai alla storia. Mi replicheresti sciorinando quel "rinnovamento" di oggi che non vedo ed in cui non credo. Si tratta tuttavia di errori passati che condizionano ancora le scelte di oggi, ed inducono - la tua mail ne è una riprova - a strategie che davvero rasentano il ridicolo, se non il comico.In premessa, non farei alcun parallelo con l'Usigrai, giacché dalle parti di mamma Rai si sa come funzionano queste cose. E si sa che lì vigono regole e procedure del tutto particolari (non vi sarebbe altrimenti un sindacato "ad hoc"). Lì c'è "il fesso" che paga, per cui ben si possono tutelare i precari con procedure di regolarizzazione particolari.Ma nelle aziende editoriali "vere" le regole sono un tantino diverse. Trentasei mesi di collaborazione (anche se discontinui!) dovrebbero bastare per l'assunzione? E questa balla la Fnsi a chi la vorrebbe dare a bere? Perché, sai com'è un conto è porsi un determinato obiettivo, un conto è raggiungerlo o quanto meno far sì che venga preso in considerazione dalla controparte.Sono convinto che gli editori creeranno una corsia direttissima tra il tavolo di trattativa ed il cestino più vicino per "archiviare" questo obiettivo. Ed hanno a mio avviso tutte le ragioni per farlo. Pensa a quante aziende, di punto in bianco, dovrebbero essere costrette ad assumere decine, o addirittura centinaia di collaboratori. Tutti quei collaboratori o precari che anche il sindacato ha contribuito a creare in decenni di cecità e omissioni. Una tragedia di proporzioni immani giacché, nonostante i contributi per l'editoria, nessuno potrebbe contare sul "fesso" di mamma Rai - alias tutti noi contribuenti - per far poi quadrare i conti. Ma davvero la Fnsi crede ad una simile scemenza? Eppure basterebbe una banale calcolatrice, di quelle che i marocchini vendono a tre euro, per verificare l'insostenibilità economica e finanziaria per qualsiasi azienda editoriale. O gli editori s'involerebbero quasi tutti verso la bancarotta, oppure i giornali verrebbero a costare in edicola cinque euro, e la pubblicità venduta a peso d'oro. Sempre e comunque il risultato sarebbe quello non di ridurre il numero dei precari, ma di incrementare sensibilmente quello dei disoccupati.
Di precari storici, caro Gianni, il giornalismo italiano è pieno. Grossi gruppi editoriali fondano ormai le proprie strategie proprio su questa forma di sfruttamento. Ed il sindacato, i Cdr, farebbero bene a non occuparsene giacché ogni volta che se ne sono occupati (fino ad oggi l'hanno fatto pochissime volte) hanno prodotto danni devastanti. Verrebbe infatti da chiedersi dov'erano questi luminari del sindacalismo quando venivano assunti "fior di giornalisti" - è accaduto anche al Mattino, ed in tempi molto recenti, o sbaglio? - forti solo della loro appartenenza politica, a scapito di "collaboratori" o "precari storici" come li chiami tu? Dov'erano quando si reclutavano stagisti per coprire i posti vacanti per le ferie estive? Dov'erano quando si creavano corsie preferenziali per le scuole di giornalismo, in barba proprio, soprattutto, dei precari? Dov'erano quando grossi gruppi editoriali assumevano una manciata di redattori ma stipulavano centinaia di contratti di collaborazione per poche lire? Rileggiti la cronaca sindacale degli ultimi mesi, caro Gianni, e scoprirai che in barba a rinnovamenti, cambiamenti, proclami, "seminari", convegni, workshop e baggianate varie, è cambiato davvero poco. Anzi, nulla.Quanto sta avvenendo oggi mi fa sorridere proprio per questo. La Fnsi cerca oggi di rimediare agli errori del passato, ma lo fa compiendone altri forse anche più gravi e devastanti. Oggi vorrebbe assunzioni a iosa, come se l'editoria navigasse nell'oro e non ci fosse per così tante testate un costante inesorabile (ed eloquente!) calo di vendite in edicola e nella pubblicità.Te l'ho già detto una volta a quattr'occhi e te lo ribadisco, caro Gianni. La Fnsi farebbe bene a non entrare nella contrattazione relativa a freelance, cococo, cocopro, etc. etc. Sono situazioni di precarietà che il sindacato dei giornalisti ha contribuito a creare quanto se non più degli editori . Se oggi i freelance ne boicottano seminari, convegni e pseudo incontri che hanno l'unico file di offrire adeguato proscenio a qualcuno, non credo proprio che ci sia di che sorprendersi. Normalissimo. Anzi, io mi sorprenderei del contrario.
Agli amici e colleghi precari, suggerirei invece di guardare altrove: alle usuali sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil) che non sono il massimo, ma sono comunque una spanna sopra la Fnsi, al Fasi (un neonato sindacato di giornalisti costituito a Torino) ed ovunque vi sia un sindacalismo vero "super partes" che non strilla e sbraita ai convegni per poi turarsi naso, occhi e bocca quando si compiono piccoli quotidiani misfatti. Quegli stessi piccoli quotidiani misfatti che in passato si sono succeduti ed accavallati per portare allo scempio di oggi.Per quanto mi riguarda - e per quanto possa valere - io non sono né sarò dalla parte della Fnsi. Se non altro perché spero che, rifondando il sindacato per davvero - ma da zero, dalle fondamenta, in profondità - ai giovani giornalisti possano essere offerte prospettive diverse da lecca menti vari per ottenere un posto.Intanto ai miei diritti voglio badare io, in prima persona, e direttamente. Dicendo a chiare lettere che la Fnsi non mi rappresenta. Mi piacerebbe addirittura far naufragare i prossimi - eventuali - scioperi offrendo i miei servigi agli editori, magari realizzando "in toto" un quotidiano, dalla cronaca allo sport fino all'oroscopo. Lo farei per tre soldi, proprio come ha voluto e tollerato quello stesso sindacato che oggi si scandalizza di questo andazzo.Non prendiamoci per il culo, caro Gianni. Anche in "camera caritatis". Smettetela di venderci fumo.Salutoni extrasindacali

martedì 19 agosto 2008

www.santaprecaria.com

E, a proposito di precari, ecco la storia di una che sull'argomento c'ha fatto un romanzo...


- Raffaella R. Ferrè, hai scritto Santa Precaria, di che parla il romanzo?
In Santa Precaria c'è la vita di provincia, nel sud Italia, vista attraverso gli occhi di due giovani: Caterina, stagista in una tivù locale, e Mimmo, aspirante giornalista. Se la prima, con il suo stage, fa conoscenza del mondo del lavoro e del mondo degli adulti, Mimmo, figlio di un camorrista, si ritrova a vivere in terza persona, da collaboratore sottopagato di un piccolo quotidiano. Eppure anche lui trova una ragione di vita: quando Caterina scompare e di lei resta solo un blog, Mimmo decide di indagare sul suo caso, affidandosi alla sorte, affrontando discariche dell'emergenza rifiuti in Campania e partite dei mondiali, macerie del terremoto e palazzoni, campi di pomodori, marocchini e croci solitarie, ritrovandosi faccia a faccia con le sue stesse radici.
- La scelta di lavorare comunque perchè si ama il mestiere che si fa è ancora una scelta "etica" se scompare anche l'ipotesi di una vertenza finale per veder riconosciuti i propri diritti?
Caterina, protagonista del libro, direbbe di no e si infurierebbe: la vera "etica" per lei sarebbe salvaguardare la sua dignità. Mimmo, invece, direbbe di sì. Per lui il mestiere di cronista va al di là del lavoro e diventa quasi un modo di vivere. Per lui, che sin dall'inizio del romanzo vive una condizione a dir poco precaria, conta il "per ora", non il "domani". In quest'ottica si ha una prospettiva falsata, schiacciata, e qualsiasi cosa - dal pagamento in nero al contratto a tre mesi - viene visto come un passo avanti. La mia paura è che tanti ragazzi possano vedere le cose alla maniera di Mimmo, così avezzo a non veder riconosciuti i propri diritti. Uno degli scopi di Santa Precaria è proprio quello di aprire gli occhi, con la giusta ironia, a tanti ragazzi che approcciano al lavoro.


Raffaella R. Ferrè e il suo romanzo sono al sito http://www.santaprecaria.com/

lunedì 18 agosto 2008

la prima mail


tutto è cominciato da questa email che un mio collega ed amico mi ha inviato ai primi di agosto 2008


> ecco cosa mi scrive un collega sul tema della norma antiprecari


a Gianni Colucci
> cdr "il Mattino" - segr. Assostampa Napoli
>
>
> "NORMA - INCIVILE - ANTIPRECARI A PRESCINDERE DAL NUMERO.Scusate, ma
> non vi fa ribrezzo che il rispetto della legge, venga abrogato con
> decine (forse centinaia) di migliaia di cause in corso, con emolumenti
> già pagati agli avvocati? Non vi viene il sospetto che così venga leso
> pesantemente il diritto di eguaglianza dei cittadini? (solo per quelli
> che hanno il procedimento in corso, però...).
> Non si appartiene ad uno
> Stato a singhiozzo. Chi ha fatto ricorso alla Giustizia ritiene che
> essa sia sempre effettiva, non che muti a secondo dei quantitativi dei
> precari che esercitano il loro diritto alla tutela: un tot a chilo, in
> pratica.
> Insieme i ricorrenti superano i 43.877 quintali di carne
> umana: bene si mandi alla macelleria sociale questo blocco di ex
> cittadini, fessi per aver creduto nella Legge. Peggio per loro. In
> futuro non supereranno i 39.000 quintali allora potranno adire le vie
> legali. Ma che razza di sistema è? Ma chi lo contrasta? Napolitano
> davvero firmerà questa legge? E' lo stesso che con la moglie Clio,
> secondo le biografie, difendeva i diritti dei lavoratori sfruttati
> nelle campagne meridionali? Chissà.
> Sdegniamoci Tutti
>

ed ecco cosa gli ho risposto,commentando a modo mio


> Va solo aggiunto che proprio un piano di prospettiva che consenta l'inserimento dei precari nelle aziende è una delle questioni al tavolo editori-giornalisti. L'Fnsi punta a un meccanismo che renda valida per l'assunzione la somma di tutti i periodi di contrattualizzazione anche se discontinui. In sostanza bisogna raggiungere la quota minima di 36 mesi di collaborazione ad una testata per essere assunti, un po' come è accaduto alla Rai dove l'Usigrai è riuscita a stabilire con l'Azienda una griglia che consente di regolarizzare le posizioni dei precari storici. Ma chissà...
> Potrei aggiungere che la scarsa partecipazione al seminario della Fnsi svoltosi due settimane fa a Napoli ci dovrebbe richiamare ad una maggiore serietà rispetto agli impegni sindacali di tutti: se in una regione come la nostra ad un appuntamento seminariale come quello c'erano solo un paio di Cdr e lo stato maggiore del sindacato, e quasi nessun precario, è un fatto che la dice lunga sulla "rappresentanza" e sulla fiducia per l'associazione. Se il sindacato parla a se stesso e non ai propri iscritti qualcosa davvero non funziona.... ma questo diciamocelo in camera caritatis
>
>

prima pagina

il tema del giorno: il precariato.
Ne ho parlato con amici e colleghi in un giro di mail questa estate ed ha riscosso interesse. Ho pensato, dietro suggerimento di diversi amici, di cominciare a discutere pubblicamente e mettere in circuito riflessioni e commenti.
Cominciamo oggi.