mercoledì 20 agosto 2008

precari: la lettera

a proposito di precari? Ecco cosa mi scrive R.F.

Carissimo Gianni

Ho letto con molto interesse la tua mail. Per la stima e l'affetto che ho nei tuoi confronti, non posso però nascondere che mi ha fatto francamente sorridere.
Credo che la tua lettera possa essere inserita - anzi debba essere inserita - sul sito web della Fnsi, giacché è in perfetta sintonia con quelle che fino ad oggi sono state le strategie operative del nostro sindacato. Te ne spiego brevemente il motivo. Non voglio ovviamente rievocarti ritardi ed omissioni storiche della Fnsi che, nonostante gli ineluttabili strascichi nella quotidianità, appartengono ormai alla storia. Mi replicheresti sciorinando quel "rinnovamento" di oggi che non vedo ed in cui non credo. Si tratta tuttavia di errori passati che condizionano ancora le scelte di oggi, ed inducono - la tua mail ne è una riprova - a strategie che davvero rasentano il ridicolo, se non il comico.In premessa, non farei alcun parallelo con l'Usigrai, giacché dalle parti di mamma Rai si sa come funzionano queste cose. E si sa che lì vigono regole e procedure del tutto particolari (non vi sarebbe altrimenti un sindacato "ad hoc"). Lì c'è "il fesso" che paga, per cui ben si possono tutelare i precari con procedure di regolarizzazione particolari.Ma nelle aziende editoriali "vere" le regole sono un tantino diverse. Trentasei mesi di collaborazione (anche se discontinui!) dovrebbero bastare per l'assunzione? E questa balla la Fnsi a chi la vorrebbe dare a bere? Perché, sai com'è un conto è porsi un determinato obiettivo, un conto è raggiungerlo o quanto meno far sì che venga preso in considerazione dalla controparte.Sono convinto che gli editori creeranno una corsia direttissima tra il tavolo di trattativa ed il cestino più vicino per "archiviare" questo obiettivo. Ed hanno a mio avviso tutte le ragioni per farlo. Pensa a quante aziende, di punto in bianco, dovrebbero essere costrette ad assumere decine, o addirittura centinaia di collaboratori. Tutti quei collaboratori o precari che anche il sindacato ha contribuito a creare in decenni di cecità e omissioni. Una tragedia di proporzioni immani giacché, nonostante i contributi per l'editoria, nessuno potrebbe contare sul "fesso" di mamma Rai - alias tutti noi contribuenti - per far poi quadrare i conti. Ma davvero la Fnsi crede ad una simile scemenza? Eppure basterebbe una banale calcolatrice, di quelle che i marocchini vendono a tre euro, per verificare l'insostenibilità economica e finanziaria per qualsiasi azienda editoriale. O gli editori s'involerebbero quasi tutti verso la bancarotta, oppure i giornali verrebbero a costare in edicola cinque euro, e la pubblicità venduta a peso d'oro. Sempre e comunque il risultato sarebbe quello non di ridurre il numero dei precari, ma di incrementare sensibilmente quello dei disoccupati.
Di precari storici, caro Gianni, il giornalismo italiano è pieno. Grossi gruppi editoriali fondano ormai le proprie strategie proprio su questa forma di sfruttamento. Ed il sindacato, i Cdr, farebbero bene a non occuparsene giacché ogni volta che se ne sono occupati (fino ad oggi l'hanno fatto pochissime volte) hanno prodotto danni devastanti. Verrebbe infatti da chiedersi dov'erano questi luminari del sindacalismo quando venivano assunti "fior di giornalisti" - è accaduto anche al Mattino, ed in tempi molto recenti, o sbaglio? - forti solo della loro appartenenza politica, a scapito di "collaboratori" o "precari storici" come li chiami tu? Dov'erano quando si reclutavano stagisti per coprire i posti vacanti per le ferie estive? Dov'erano quando si creavano corsie preferenziali per le scuole di giornalismo, in barba proprio, soprattutto, dei precari? Dov'erano quando grossi gruppi editoriali assumevano una manciata di redattori ma stipulavano centinaia di contratti di collaborazione per poche lire? Rileggiti la cronaca sindacale degli ultimi mesi, caro Gianni, e scoprirai che in barba a rinnovamenti, cambiamenti, proclami, "seminari", convegni, workshop e baggianate varie, è cambiato davvero poco. Anzi, nulla.Quanto sta avvenendo oggi mi fa sorridere proprio per questo. La Fnsi cerca oggi di rimediare agli errori del passato, ma lo fa compiendone altri forse anche più gravi e devastanti. Oggi vorrebbe assunzioni a iosa, come se l'editoria navigasse nell'oro e non ci fosse per così tante testate un costante inesorabile (ed eloquente!) calo di vendite in edicola e nella pubblicità.Te l'ho già detto una volta a quattr'occhi e te lo ribadisco, caro Gianni. La Fnsi farebbe bene a non entrare nella contrattazione relativa a freelance, cococo, cocopro, etc. etc. Sono situazioni di precarietà che il sindacato dei giornalisti ha contribuito a creare quanto se non più degli editori . Se oggi i freelance ne boicottano seminari, convegni e pseudo incontri che hanno l'unico file di offrire adeguato proscenio a qualcuno, non credo proprio che ci sia di che sorprendersi. Normalissimo. Anzi, io mi sorprenderei del contrario.
Agli amici e colleghi precari, suggerirei invece di guardare altrove: alle usuali sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil) che non sono il massimo, ma sono comunque una spanna sopra la Fnsi, al Fasi (un neonato sindacato di giornalisti costituito a Torino) ed ovunque vi sia un sindacalismo vero "super partes" che non strilla e sbraita ai convegni per poi turarsi naso, occhi e bocca quando si compiono piccoli quotidiani misfatti. Quegli stessi piccoli quotidiani misfatti che in passato si sono succeduti ed accavallati per portare allo scempio di oggi.Per quanto mi riguarda - e per quanto possa valere - io non sono né sarò dalla parte della Fnsi. Se non altro perché spero che, rifondando il sindacato per davvero - ma da zero, dalle fondamenta, in profondità - ai giovani giornalisti possano essere offerte prospettive diverse da lecca menti vari per ottenere un posto.Intanto ai miei diritti voglio badare io, in prima persona, e direttamente. Dicendo a chiare lettere che la Fnsi non mi rappresenta. Mi piacerebbe addirittura far naufragare i prossimi - eventuali - scioperi offrendo i miei servigi agli editori, magari realizzando "in toto" un quotidiano, dalla cronaca allo sport fino all'oroscopo. Lo farei per tre soldi, proprio come ha voluto e tollerato quello stesso sindacato che oggi si scandalizza di questo andazzo.Non prendiamoci per il culo, caro Gianni. Anche in "camera caritatis". Smettetela di venderci fumo.Salutoni extrasindacali

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quante volte, figliolo?

Quante volte un addetto stampa di un Ente territoriale "x" entra in potentissimo conflitto d'interessi? Spesso. Specie in realtà piccole.

Dove non c'è da meravigliarsi se qualche addetto stampa inopinatamente intervista (per un'emittente radiotelevisiva, magari; o in una qualche occasione pubblica, magari) un membro di un'assise, oppure un organo individuale di cui lui stesso propala immagine e attività pubbliche.

Come ritenere tutto questo compatibile con le regole normali della deontologia professionale?

Giriamo volentieri quest'interrogativo a colleghi e organismi che regolano la professione giornalistica.

Observer