mercoledì 21 gennaio 2009

Corecom: Festa, farina e forca

"Macerie, solo macerie". Gianni Festa presidente del Corecom Campania, descrive lo sconforto che ha trovato al suo insediamento. "Non ho personale, non posso istruire pratiche in queste condizioni".
E lo sconforto l'ha riportato pari pari al presidente dell'assemblea Sandra Lonardo che ha incontrato insieme ai capigruppo. COn Festa c'erano i componenti del comitato regionale per le comunicazioni: Enzo Todaro che ne è vice presidente, Gianni Russo, Francesco Eriberto D’Ippolito, Vincenzo Marino Cerrato, Giovanni Scala, Pietro Funaro, Giuseppe Giordano, Brunella Cimadomo.
Le difficoltà sono state rappresentate al capogruppo del Pd Pietro Ciarlo, del Pse Gennaro Oliviero, dei Popolari Udeur Fernando Errico, di Sinistra Democratica, Antonio Scala, di Forza Italia, Paolo Romano, dell’Udc Carmine Mocerino, i consiglieri regionali del Pd Donato Pica, di Italia dei Valori Francesco Manzi e Giuseppe Pietro Maisto, il rappresentante dell’opposizione Francesco D’Ercole.
Ed è stata la setssa Lonardo a spiegare che l’incontro (svoltosi il 20 genaio)è una "prima volta", mai "la Conferenza dei Capigruppo ha incontrato i membri eletti del Corecom, secondo quanto disposto dalla legge istitutiva del Corecom campano, approvata sei anni e mezzo fa, nel a luglio del 2002.
E se la Lonardo rivendica a se un merito ("la Regione Campania ha messo fine ad un lungo e non più sostenibile regime di prorogatio del vecchio Corerat. Il Corecom Campania è oggi nella pienezza dei poteri e delle funzioni)", il presidente del Corecom ha evidenziato che “vanno rimossi tutti gli ostacoli che impediscono il conferimento delle deleghe da parte dell’AgCom: questo significa che il Corecom deve poter disporre di personale qualificato e risorse adeguate che auspichiamo il Consiglio voglia garantire”.
Quaate cose da fare per il Corecom, sì, ma con qulai mezzi?
Il Presidente Lonardo haricordato le molteplici e delicate funzioni che il Comitato è chiamato a svolgere: "il pluralismo informativo, la difesa dei diritti dei minori, la disciplina del variegato settore delle telecomunicazioni”.
Fino ad oggi all'enunciazione di principio ha fatto seguito una concessione selvaggia dele frequenze e delle contribuzioni, inchieste su assuznioni sospette che hanno consentito ad editori senza scrupoli di lucrare prebende, un mercato delle antenne che ha soffocato la vera libertà d'antenna...
“Legalità e trasparenza sono i valori e i principi ai quali sarà informata tutta l’attività del Comitato – annuncia Festa – a cominciare da una proposta di legge che disciplini il sistema delle comunicazioni in Campania per mettere ordine e ripristinarne il valore educativo”.
Eccola qui, la legge di sistema; che riformi il sistema, ma non solo sulla carta...
Dai Gianni, ce la puoi fare...

lunedì 19 gennaio 2009

Ciao Antonio


Sono stato abbastanza fortunato a conoscere alcuni bravi professionist,artigiani dell'imagine,pacati e attenti ricercatori di brani di verità come Antonio Troncone, uno dei fotogiornalisti da "marciapiede", senza eroismi da ostentare, che qualche volta ha accompagnato anche me ( o io ho accompagnato lui,meglio) in qualche servizio nella jungla napoletana. Un zaluto affettuoso ad un signore della nostra professione che se n'è andato.

mercoledì 14 gennaio 2009

Telefonini e aggressioni, giornalisti sotto attacco

Che siano i giornalisti quelli da mettere sotto tiro?
L'altro giorno a Napoli la Iervolino ha impedito ai colleghi di entrare al palazzo San Giacomo, oggi a Poggioreale nell'aula bunker dove si svolge il processo sulla gestione dei rifiuti i giornalisti hanno dovuto consegnare i cellulari all'ingresso su disposizione della procura generale.
E nelle stesse ore - non c'è poi tanta differenza - i reporter di Metropolis Tv a Pagani (Salerno) venivano pesantemente aggrediti da pseudotifosi prima di una partita.
Ecco lo scenario: "in Campania giornalisti sotto tiro" è ancora uno slogan?

giovedì 8 gennaio 2009

calendario

Contratto, a gennaio tocca al governo. Per riformare la 416
Per sbloccare la trattativa fra Fnsi e Fieg scende in campo anche il governo. Berlusconi ha annnunciato l'apertura di un tavolo a Palazzo Chigi per i primi giorni di gennaio. L'idea è quella di accelerare sulla riforma della 416 magari spostando sulla fiscalità generale una parte degli oneri che attualmente pesano sui bilanci Inpgi per quanto riguarda pre-pensionamenti e cassa integrazione. C'è anche una commissione della Fieg che, a quanto risulta, sta delineando vari scenari per la crisi che i giornali si apprestano ad affrontare per il 2009. Gli ultimi dati sulle vendite di novembre sono allarmanti (anche se secondo quanto dichiarato dal direttore nel nostro ultimo incontro, il Mattino ha mantenuto le sue posizioni. Vedremo quello che lunedì dirà l'azienda).
Sempre per tornare a quello che si muove a livello di governo, c'è anche l'intenzione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Banaiuti, di arrivare fra febbraio e marzo alla convocazione degli stati generali sull'editoria. Sarà molto probabilmente quella l'occasione per studiare un'eventuale riforma dell'attuale sistema degli ammortizzatori sociali per i giornalisti.
Ma gli ostacoli per un allargamento della platea dei prepensionamenti non mancano. Qualche giorno fa la Poligrafici Editoriali ha chiuso l'accordo per l'ennesimo stato di crisi. Dovrebbe riguardare circa 50 colleghi. Ma, sempre secondo fonti bene informate, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, non vede di buon occhio una escalation di cassa integrazione e di prepensionamenti. Non a caso nel governo c'è chi pensa a realizzare una sorta di organismo di controllo che vigili sull'erogazione degli ammortizzatori. Il timore, espresso anche dai sindacati, è che molte aziende potrebbero sfruttare l'occasione per effettuare ristrutturazioni selvagge.

mercoledì 7 gennaio 2009

Pignataro: vino, blog e facebook

Luciano Pignataro, giornalista della carta stampata (già cronista di giudiziaria, già capo di una redazione salernitana del Mattino di Napoli), è tra i maggiori esperti italiani di enogastronomia e firma un seguitissimo sito, il www.lucianopignataro.it

- La tua passione per il vino diventa un blog di successo. Ma qual è la diffferenza a scrivere sul Mattino e sul blog dello stesso argoment
o?
Molto profonda: il quotidiano si rivolge ad un pubblico generico, esige una scrittura semplice e di immediata comprensione. In rete il pubblico ha numeri di gran lunga inferiori, ma è costituito da specialisti e dunque si può avere la possibilità di entrare dentro gli argomenti, più nel merito stando bene attenti a non dilungarsi. Essere a cavallo tra i due strumenti di comunicazione è un grande vantaggio, diciamo che regala una rendita di posizione, perché in rete si ha la possibilità di essere aggiornati in tempo reale e di capire in quale direzione si muove il dibattitto o la tendenza di consumo. La reazione alla barrique, tanto per dire, è una cosa che il web da già per scontata da quattro, cinque anni e che solo adesso le guide specializzate iniziano a recepirla. Al tempo stesso lavorare in un quotidiano ti regala il senso della misura, la rapidità di capire su cosa devi puntare, l'esercizio a farti capire bene quando scrivi, a dribblare i personalismi. In genere il blogger puro tende a parlare ad una cerchia ristretta di interlocutori mentre il giornalista pensa sempre che ogni persona può essere un suo lettore potenziale.

-Immagini che a leggere i blog e gli articoli sul giornale siano gli stessi lettori (a proposito come stai a contatti)?
Se parliamo di vino, o comunque di argomenti specialistici, direi che i lettori sono attenti, anche perché io faccio spesso il gioco di rimbalzo e il giorno dopo metto in rete quanto ho scritto sul giornale. Naturalmente la rete ha una potenza enorme rispetto al giornale stampato perchè sei visibile immediatamente in tutta Italia, anzi, nel mondo. Io ho contatti praticamente da tutti i paesi e spesso Roma è la prima città per numero di accessi. Nel 2008 ho chiuso con poco più di un milione di contatti, 401.000 visitatori unici e con un buon posizionamento nella classifica di Blogbabel (più o meno tra 300 e 400 posto su 15.000 blog e siti, comunque tra i primi dieci italiani di food &beveradge) e nella Top100 Food di Google. Si tratta di sistemi di rilevamenti ancora un po' approssimativi, ma sono gli unici al momento che pososno dare l'idea del peso di un blog o di un sito.

-Storie di imprese, impressioni di assaggio, viaggi nelle aziende: si trova di tutto nel tuo sito e, forse, l'archivio è più "utile" dell'attualità. Lasci le novità per la carta stampata e "integri" così i due mezzi?O internet e giornale vanno ognuno per la propria strada?
I principi del successo sono gli stessi. La gente prima ti legge perché gli è utile, trova qualcosa che gli serve, notizie, recensioni, appuntamenti, numeri di telefono, indirizzi. Poi quando acquisisce la fiducia in te magari gli interessa anche cosa pensi. La polemica fa audience, ma in circoli comunque abbastanza ristretti, al consumatore comune non frega nulla delle numerose dispute che attraversano il mondo della gastronomia. Un po' come accade con la politica. La carta stampata ha più una funzione divulgativa, ormai le news volano tutte in rete ed è importante essere primi a darle. Ora c'è Facebook, i blog-diario arrancano, tutti quelli un po' troppo personalizzati sono in crisi di commenti e si è aperto un altro affascinante fronte nella comunicazione.

- Perchè le grandi imprese editoriali arrivano in ritardo e non fanno utili consistenti (almeno dicono) sulla rete?
C'è stata una generale sottovalutazione della rete da parte dei media tradizionali, soprattutto in Italia. Ma le cose stanno cambiando rapidamente e credo che dovremo abituarci ad uno scenario completamente diverso. Non per buttarla sul tuo terreno, ma penso che il nostro sindacato invece di recitare la parte dei camalli di Genova avrebbe dovuto cavalcare da subito la multimedialità e il cambiamento, farlo diventare una esigenza nostra e non degli editori. Oggi non c'è più distinzione tra fare una foto, scrivere un pezzo e girare un video. Può non piacere, ma le cose stanno così. Gli utili comunque sono in crescita, io stesso ho consigliato a volte di fare pubblicità in web perché quando è specialistica secondo me conviene.

-Come si distingue la pubblicità dall'informazione sul blog?
Esattamente come nei giornali o in tv. In modo netto. Poi ci sono le marchette, ma è un altro discorso. Io mi sono affidato ad un network specializzato in enogastronomia vietando ovviamente di prendere spot sul vino e mi trovo bene, mi consente di ripagare le spese di chi collabora con me.

venerdì 2 gennaio 2009

la summa

premetto che i comitati di redazione de grandi giornali hanno la tendenza ad egemonizzare la riflessione sindacale, mettendo in secondo piano non solo l'esperienza dei piccoli giornali e relativi cdr, ma finanche quella della Fnsi. Il Corsera ha fatto una battaglia interna - anche abbastanza esplicita, alla segreteria Fnsi nella fase di approccio con la Fieg per la ripresa delle trattative, nella passata primavera - degna di miglior causa. I risultati conseguiti nei giornali più grandi dal sindacato interno, in materia di contrattazione aziendale, si tende a metterli in mostra come fossero medaglie, mentre si dimentica che la realtà composita delle singole aziende è il valore da tutelare nella contrattazione collettiva.
Detto questo,la lettera che segue, mi pare una buona summa dei problemi del sindacato nei giornali e delle nuove sfide in materia di multimedialità (per tacere del rapporto con gli editori-non-editori).



Paola Pica, Elisabetta Soglio, Claudio Colombo e Pietro Lanzara, membri del
CDR del Corriere della Sera, hanno scritto questa "LETTERA AGLI AZIONISTI
DEL CORRIERE" pubblicata sull'edizione del 31 dicembre.
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Come azionisti del patto di sindacato, che controlla il 63,5 per cento diRcs Mediagroup, avete deliberato in Consiglio di amministrazione, il 16 dicembre, di dismettere il piano industriale triennale che avevate approvato nel 2007 e di rinviarne alla seconda metà del 2009 la revisione o
“rimodulazione”. Lo avete deciso nella convinzione che il piano sia ormai superato, a causa della grave crisi economica internazionale, e nella speranza che il quadro del mercato sia più stabile e rassicurante nel medio periodo.

Tuttavia, la crisi dell’Azienda non è dovuta soltanto all’erompere, negli ultimi mesi, di una congiuntura sfavorevole e di una recessione sferzante,che hanno fatto cadere verticalmente la raccolta pubblicitaria.

L’azzardo di acquisizioni rivelatesi per il momento disastrose, come quelle effettuate in Spagna proprio alla vigilia del crollo del mercato dei quotidiani (meno 42 per cento in nove mesi), ha già portato l’indebitamento del gruppo a sfiorare il valore dell’intero patrimonio.

La Rcs sconta ogni giorno l’inadeguatezza di un azionariato che non ha saputo disegnare una prospettiva affidabile per il futuro e che non ha avuto il coraggio di guardare avanti pianificando un “new deal” editoriale basato su investimenti, anche e soprattutto quelli tecnologici, adeguati ai tempi nuovi.

Adesso annunciate l’intenzione di “puntare su un notevole sviluppo della multimedialità”, ma l’Azienda ha latitato per anni e accumulato gravi ritardi per il rifiuto incomprensibile a discuterne con la Redazione e il CdR del Corriere.

Forse anche voi, come gli altri editori, attendete che un annunciato, miope contratto nazionale di lavoro azzeri ogni possibilità di trattativa e di programmazione condivisa. Mentre, al contrario, è evidente che nessuna forma di multimedialità potrà essere introdotta nella nostra testata senza passare attraverso il confronto e l’accordo con la Redazione.

Avete deciso di sostenere il management in “una forte azione di contenimento ad ogni livello dei costi e di recupero di efficienza”.

Ci saremmo aspettati una rigorosa e saggia strategia diretta a tagliare gli sprechi di gestione e di amministrazione così come gli sperperi della produzione e della diffusione gratuita mirata ad alzare il numero presunto dei lettori, a migliorare il livello di prodotti collaterali scelti e
imposti dal marketing in una crescente disaffezione del pubblico, a bloccare i giri di valzer di dirigenti che entrano ed escono giusto in tempo per raccogliere superliquidazioni d’oro.

Invece di salvaguardare l’autorevolezza del Corriere , minata tra l'altro dal preoccupante asservimento del giornale al marketing e ad una pubblicità sempre più invasiva degli spazi, della titolazione, degli articoli; invece di rilanciare i ricavi editoriali, erosi dal calo delle copie vendute, il piano di risparmi prospettato da Azienda e Direzione rischia proprio di penalizzare la qualità e la completezza del servizio ai lettori riducendo gli spazi dell'informazione.

I redattori del Corriere della Sera, riuniti in assemblea, hanno comunque confermato la disponibilità a fare la propria parte con un surplus di impegno e con senso di responsabilità, per il bene del giornale, accettando temporaneamente gli interventi che incidono più direttamente sulla loro attività.

In quanto azionisti, avete anche auspicato “un contesto di maggiore sensibilità istituzionale per il settore dell’editoria”. Una formula elegante per sollecitare più ampie provvidenze a carico della collettività e nuovi aiuti pubblici,da aggiungere ai fondi dei quali già beneficiate.

E’ vero, fra voi azionisti di Rcs non c’è nessun editore puro, che abbia nei giornali e nei media il proprio “core business”. Siete banchieri, imprenditori, finanzieri e capitani d’azienda che hanno altrove i propri principali interessi.

Non ci meraviglia, perciò, che bussiate al governo e ai partiti per farvi aprire le casse dello Stato, ma ci preoccupa e ci inquieta perché questo non vi renderà più liberi ma semmai più obbedienti.

In una fase confusa e delicata, la Redazione continua ad avere chiaro che il Corriere della Sera non è uno strumento nelle mani degli azionisti e vi ricorda ancora una volta che la missione di un giornale è di assicurare un’informazione libera, pluralista e, sempre e ovunque, indipendente.