martedì 30 settembre 2008

Il giornalismo al tempo dei siti

Ernesto Pappalardo, direttore di un sito di informazione locale che ha cominciato la sua professione nei giornali, è passato poi agli uffici stampa. La sua esperienza, il suo progetto.

-Che cos'è New press?

“E’ una testata giornalistica on line che dedica grande spazio e attenzione ai temi dell’economia, della politica, con una crescente curiosità per i nuovi stili di vita. E’ un’avventura difficile, ma anche molto stimolante che ci sta dando non poche soddisfazioni”.

-Nella rete globale, lo spazio informativo locale non è un di più, ma la sostanza dell'informazione: un bel paradosso, no?

“Non è un luogo comune, ma è proprio il radicamento locale che rende possibile strutturare le grandi reti del giornalismo nazionale e glocale. E’ il locale che sempre più spesso influenza le scalette dei tiggì e le scansioni delle pagine dei quotidiani nazionali. C’è stato un momento che sembrava un paradosso, ma oggi mi pare una consapevolezza largamente diffusa”.

-Il citizen journalism, per intenderci: quello senza giornalisti, è una bufala?

“Di fatto bisogna capirsi su che cosa intendiamo per giornalisti. Sono quelli che fanno i giornali nelle redazioni o sono quelli che li costruiscono da fuori? Io, personalmente, nella mia esperienza di responsabile di ufficio stampa, ritengo di avere contribuito abbastanza spesso a fornire materiale per la costruzione delle pagine dei quotidiani locali. Di conseguenza occorre partire dalla mutazione genetica della professione. Non esiste più il giornalista classico, ma è pur sempre vero che se non c’è il guardiano del cancello della redazione, i giornali diventano un’altra cosa”.

-Precariato: male endemico della professione; la deregulation provocata delle nuove tecnologie è destinata a fra crescere la platea dei lavoratori della comunicazione in nero?

“Il problema del lavoro in nero parte proprio dai giornali veri e non da quelli virtuali. Ed è una condizione che non conosce confini. La tendenza a tenere fuori dalle redazioni più gente possibile non è giustificabile in termini di rispetto della dignità della professione giornalistica. E’ vero o non è vero che un collaboratore esterno è tante volte molto più determinante – qualitativamente e quantitativamente – di un redattore ordinario? Che cosa significa, allora, sfruttarlo, sottopagarlo e poi non riconoscergli il ruolo che gli spetta nell’organigramma del giornale? Si può discutere sulla forma contrattuale, ma non sulle garanzie, sul riconoscimento della funzione e sui compensi dovuti”.
- C'è un tuo libro, "Volevo fare il giornalista", in cui racconti la transizione professionale da giornalista tout court a capo ufficio stampa, a comunicatore a tutto campo. Come cambia la professione? Certe categorie e distinzioni valgono ancora?

“Come dicevo sopra il confine è davvero molto labile. Oggi il “news making” è un’attività trasversale: gli uffici stampa, le media relations costruiscono eventi che si incrociano con le tecniche di “news marketing”. In questo nuovo mondo chi sceglie davvero che cosa mettere in pagina? E chi è davvero il giornalista che detta l’agenda dei fatti da seguire? Fin quando il rispetto e la sacralità della notizia prevalgono non credo che ci si possa meravigliare di quanto accade. Soprattutto perché bisogna innalzare la soglia della correttezza e della trasparenza dei ruoli. La deontologia è la vera battaglia di sempre. Si può essere ottimi comunicatori e ottimi giornalisti, rispettando ruoli e competenze. Se questo non accade, tutto diventa opinabile e prima di tutto molto, molto triste. Perché nessuno sarà più credibile fino in fondo. Come di fatto in larga parte sta succedendo…”.

lunedì 29 settembre 2008

Arnaldo,che vigliaccata

Hanno picchiato Arnaldo Capezzuto, a Pianura, Napoli. E' un cronista di Epolis: lui racconta quel che vede e per questo viene malmenato dai manifestanti.
Mi chiedo se le ragioni di chi protesta a volte anche in maniera sacrosanta, non diventino meno comprensibili dopo un fatto come questo.
Un abbraccio ad Arnaldo.

sabato 27 settembre 2008

Giancarlo




23 settembre 1985


ventitrè anni fa moriva Giancarlo Siani


giornalista precario

giovedì 25 settembre 2008

Rai, concorso e assunzioni:parla Verna (Usigrai)


Carlo Verna , segretario Usigrai (nella foto accanto è con Maradona), ci spiega qualcosa sulle nuove assunzioni alla Rai.

-La settimana prossima le prime assunzioni per le Morning news ai tg regionali Rai, quindi restano esclusi i trentunenni?


“ Le prime assunzioni dovrebbero poter essere effettuate al piu' presto Le ultime valutazioni sono in corso. Dopo il 30 settembre si decidera' se e' necessario riaprire l' iniziativa di reperimento, elevando magari anche l' eta'”.


-Ci sono ricorsi al Tar, le selezioni rischiano di essere annullate in una fase successiva?


“ Non so se esistano ricorsi al Tar, mi risulta , pero' , che in un 'occasione con notevoli analogie il Consiglio di Stato ha sentenziato che su questioni del genere,riguardanti la Rai,non vi e' competenza giurisdizionale amministrativa”.


-I maligni dicono: l'Usigrai ha ottenuto i "bacini" per stabilizzare i precari storici e ha lasciato all'azienda mano libera sulle modalità per i bandi per le nuove selezioni. Solo malignità?


“ E' vero il contrario, l' obiettivo era costituito da modalita' trasparenti di reperimento, ma prima andavano date doverosamente certezze ai precari. Noi abbiamo impedito le chiamate dirette, cosi' di fatto affievolendo l'art. 6 del Direttore, che , pero' , aveva diritto ad indicare almeno i requisiti. A giudizio del sindacato, ed e' a verbale, troppo rigorosi. Ma ripeto, rispetto alle previsioni contrattuali molto e' stato tolto al responsabile della testata, e l'accordo collettivo che la Fnsi ha sottoscritto non puo' essere disatteso. Ne' mi pare che le trattative in corso con la Fieg riguardino una compressione dei poteri del Direttore. D'altra parte con l'attuale differenziale tra numeri Ordine e numeri Inpgi ( ovvero tra iscritti e occupati) o limiti in partenza la possibilita' di partecipare o non hai il tempo per valutare in maniera seria tutti coloro che aspirano”.



mercoledì 24 settembre 2008

Corecom, fumata nera

Il consiglio regionale della Campania rinvia la discussione sul Corecom, la maggioranza del consiglio in particolare ragiona su nomi, possibilità e opportunità. In attesa della "rimessa a punto" dell'argomento, il totonomi impazza. Dopo l'irpino Norberto Vitale, uscente, ci sarebbe in corsa Gianni Festa, ex inviato del Mattino, oggi a capo di un quotidiano locale ad Avellino.

Concorso Rai, la strada olimpica

Altro che precari, altro che concorsi, altro che bacini... per la Rai
il modello Granbassi è quello vincente

martedì 23 settembre 2008

Epolis, crisi bis

Un secondo stop in pochi mesi per Epolis, il quotidiano senza redazione, senza sedi locali, che pure esiste. Al di là dei limiti che derivano da un sistema organizzativo inedito come quello di Epolis, c'è da dire che i risultati sul piano della gestione sono stati ancora una volta deficitari. I giornalisti hanno accettato, con le difficoltà e le contraddizioni che la gestione di un quotidiano come Epolis richiede, la sfida di un giornale siffatto. Ora si attendono risposte un po' più concrete dagli editori - che per ora si sono distinti per un continuo, deludente stop and go -.
In bocca al lupo ai colleghi di Epolis.

lunedì 22 settembre 2008

Precari sub judice

Precari. La nuova disciplina dei contratti di lavoro
a tempo determinato rischia la Consulta o
la Corte di giustizia Ue.

festivalgiornalismo

Ferrara capitale del giornalismo internazionale. Dal 3 al 5 ottobre «Internazionale a Ferrara», il festival del giornalismo e dell'informazione.

Ancora il Corerat

Nella seduta del 24 Settembre prossimo il consiglio regionaledella Campania dovrebbe procedere alla nomina dei nuovi componenti e del presidente del Corecom, il Comitato regionale
di controllo sulle comunicazioni. Si tratta dell'occasione per riflettere davvero sulla situazione della stampa locale, dell'assetto delle frequenze, dei contributi alle testate locali, delle assunzioni - vere presunte o parziali (essì, esistono anche quelle) - di giornalisti. E' proprio nel numero di assunzioni effettuate di professionisti, collaboratori e praticanti che il Corecom dovrà occuparsi con attenzione, dato che il parametro dell'occupazione è al primo posto per compilare le "classifiche" dell'elargizione dei contributi pubblici alle testate regionali della carta stampata e tv.

sabato 20 settembre 2008

Mesiversario

Oggi è un mese che bloggo!

Cronisti, amici nostri

(ANSA) - ROMA, 20 SET - «La nuova perquisizione disposta oggi dalla Procura di Napoli contro i colleghi dell'Espresso conferma che esiste un indirizzo complessivo delle Procure che punta a limitare il diritto-dovere di cronaca e la libertà dei cittadini di essere informati violando le sentenze della Cassazione e della Corte Europea dei diritti dell'uomo». Lo sostiene l'Unione Nazionale Cronisti Italiani che proprio ieri, incontrando con Fnsi e Ordine
dei giornalisti, il Vice presidente del Csm, Nicola Mancino, ha richiamato la sua attenzione su questo tema. «Non si può dire che esista una parola d'ordine tra le Procure per colpire i giornalisti - ha detto il Presidente dell'Unci Guido Columba - ma certo l'intensificarsi delle perquisizioni contro i
cronisti in tutta Italia sembra indicare che si ritiene di poter intimidire liberamente i giornalisti per indurli a non scrivere nulla di ciò che ai magistrati inquirenti non piace sia portato a
conoscenza dei cittadini». L'Unci sta per completare il «Libro bianco» dei rapporti magistrati-giornalisti: «in esso oltre a documentare un accanimento fuori luogo contro colleghi che svolgono il loro dovere, saranno elencati quelli che appaiono dei veri e propri abusi da parte delle Procure: la disposizione di
sequestrare Pc, agende, interi sistemi editoriali, anche di persone estranee alla vicenda, invece di limitarsi a cercare il corpo dell'eventuale reato; il ricorso a ipotesi accusatorie fantasiose e
strumentali, intimidire i cronisti con quelle che appaiono delle vere e proprie 'pene accessorie' che possono essere disposte solo al termine di un processo regolare».

Perquisiteci tutti

Ancora perquisizioni ai colleghi del gruppo Espresso-La Repubblica (dopo quelle della settimana scorsa anche ai colleghi del Corriere.
Stamattina perquisite le abitazioni di Giuliano Di Feo, Emiliano Fittipaldi, del collaboratore di Napoli Claudio Pappaianni (alla moglie sono stati sottratti anche effetti personali) e presso la redazione de L'Espresso. Si tratta di discutere ancora in una fase difficile in cui la categoria è senza contratto, alla mercè della libera contrattazione e tutto il resto, se sa o meno il caso di procedere con cautela in azioni di forza da parte dei magistrati contro i giornalisti?
La Federazione Nazionale della Stampa dice: "Ci pare francamente stridente il fatto che mentre in Campania si fa mattanza di persone e la criminalità dilaga, la magistratura distolga forze di polizia ai veri problemi per, ripetiamo, inutili prove di forza e spettacolari e pletoriche perquisizioni".

venerdì 19 settembre 2008

Aree di crisi

Imparare a gestire i rischi, per chi opera nelle aree di crisi. È questo l'obiettivo del 'corso informativo per i giornalisti, finalizzato alla conoscenza e alla prevenzione del rischio in aree di crisì, organizzato dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana, in collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa. Il corso partirà il 20 ottobre e durerà 10 giorni, con lezioni in aula e esercitazioni pratiche presso alcune sedi e
corpi delle Forze Armate.
Si vabbè, ma ci sono ancora giornalisti che vanno nelle aree di crisi?

Anselmi, internet incredibile

«Il giornalismo scritto è ancora il nucleo duro del giornalismo italiano.
La carta conserva un elemento di autorevolezza e credibilità che non si può attribuire a Internet. È
quello che ci è rimasto e che va conservato con molta attenzione. Forse è l'ultimo bene che ci è
rimasto»: lo afferma Giulio Anselmi, direttore de La Stampa, in un'intervista a Prima
Comunicazione, in edicola domani.

Nielsen, pochi su internet

Solo il 31% degli italiani utilizza la rete in modo abituale, rispetto ad un
65% che predilige la tv, la radio, i cd e i libri. È uno dei dati emersi dall'edizione 2008
dell'indagine Nielsen realizzata per conto dell'Osservatorio permanente sui contenuti digitali,
presentata oggi a Milano.

giovedì 18 settembre 2008

E' morto Bettinelli

In Vespa da Romaa Saigon e tutto il resto...se n'è andato un avventuroso scrittore.
http://www.adventureone.it/video/?id=12261#commenti

martedì 16 settembre 2008

Risposta a R.F.

Discutere le scelte di un'azienda a proposito del proprio organico è lecito ma inutile.

Se il sindacato non tiene conto invece della sua capacità ormai limitata a spingere sulle aziende per ottenere che vengano inseriti in organico colleghi disoccupati, è giusto criticarlo. Le liste di disoccupazione: ecco, anche su quello dovremmo discutere. Quali sono i requisiti di un disoccupato, se ci sono delle scelte discrezionali nell'attribuire lo status di disoccupato, se l'iscrizione alle liste sia utilizzata a beneficio delle aziende o se oggi le aziende anche a quei benefici preferiscono rinunciare e assumere chi preferiscono.

Poi c'è il grande tema della rappresentanza. Il sindacato è in grado di rappresentare i senza lavoro (tra i giornalisti e tra tutti gli altri lavoratori)? Una domanda da un milione di dollari a cui risponde Pietro Ichino in un libro dal titolo eloquente: A che serve il sindacato?.

Se il sindacato si interrogasse, come la sua parte più avvertita sta facendo, sui cambiamenti in senso ultraliberista che hanno portato all'edificazione di totem come la flessibilità e la contrattazione ad personam, forse qualche risposta la si darebbe anche al collega R.F. Allora più che agli slogan (bello: Federazione Nazionale Stipendiati Italiani) penserei alla sostanza delle cose, al contratto che non si rinnova proprio perchè si chiede dimettere argine alla deregulation che ha contraddistinto le assunzioni di giornalisti a giorni, a ore, a minuti, come hanno fatto gli editori negli ultimi quindici-venti anni. Il sindacato, la categoria, attraverso le casse del proprio istituto previdenziale ci ha rimesso in questi anni per combattere su questo fronte. L'idea di delegittimare il sindacato unico mi pare che sia balzana se lo fa un giornalista. Meglio andare al fondo delle questioni, criticare, partecipare e far sentire la propria voce.


le mie fonti:

gli atti del congresso Fnsi 2007 di Castellaneta; il libro di Viviane Forrester, Una strana dittatura, Ponte alle Grazie, 1999; il già citato A cosa serve il sindacato? di Pietro Ichino, Mondadori, Milano, 2005.




ora vi prego di leggere i due commenti seguenti: sono due storie professionali,umane o come volete chiamarle, che nascono diciamo da una delusione e hanno esiti diversi.Il primo è un post di Indonapoletano il secondo è un mio post che riproduce -su sua autorizzazione- una e-mail inviatami da Remo Ferrara, l'autore di più di una lacerante riflessione (che ho avuto già modo di pubblicare) sul mondo del precariato.

precari precari precari

Un altro contributo di un collega che spara a zero sul sindacato a proposito del precariato


Carissimo Gianni, carissimi amici e colleghi
ti rubo ancora qualche minuto per tornare su un problema che hai sollevato qualche settimana fa.
Ti lamentavi, in una mail, della scarsa partecipazione ad una iniziativa della FNSI (Federazione Nazionale Stipendiati Italiani ?) quasi tacciando freelance, collaboratori e precari in genere di "disinteresse" o addirittura di "lassismo".
Di recente caro Gianni svariate circostanze (personalmente ti potrei citare tre esempi diversi, ma sono convinto che ce ne siano altri trecento) hanno ancora una volta testimoniato ed avvalorato la fondatezza di quanto ti scrissi all'epoca: la FNSI non è, non può essere né sarà mai il sindacato del precariato o comunque di tutti i giornalisti, perché negli anni la FNSI ha costruito o tollerato compartimenti stagni nella professione - tra stabilizzati, parastabilizzati e precari - che oggi è improponibile, oserei dire impossibile, collegare in qualche modo per manifesto conflitto d'interesse tra i vari settori.
Oggi il sindacato - questo sindacato - ai freelance ed ai precari non serve assolutamente a nulla. Anzi, danneggia in maniera vistosa ed evidente. Ed è tempo che tutti quanti se ne avvedano perché gettino le basi di una contrattazione nuova che veda i diritti dei precari difesi e tutelati da chi li conosce a fondo, per davvero, e non li postpone sistematicamente ad altre situazioni o ad altre priorità, non sempre oneste e non sempre trasparenti.
Voglio farti un esempio per darti meglio l'idea della fondatezza di quanto vado sostenendo: di recente Il Mattino ha assunto a Napoli un nuovo redattore per colmare alcuni buchi determinatisi nell'organico. In qualsiasi azienda, di qualsiasi settore, con un qualsiasi sindacato "vero", "imparziale" o comunque degno di tal nome, un sindacato insomma che tutela davvero il precariato e non a chiacchiere, sarebbe stata quanto meno posta una questione semplice semplice, oserei dire banale: siamo sicuri che nella pletora di precari, freelance, collaboratori che ogni giorno sgobbano al Mattino non ve ne fosse uno in grado di svolgere quelle mansioni? Io caro Gianni mi assumo la responsabilità di dirti che, tra i collaboratori di Napoli e quelli di Salerno, ce n'erano almeno dieci estremamente più validi (ma soprattutto più meritevoli.) del collega che oggi occupa quel posto.
Il Cdr e la Fnsi in questo come in cento altri casi analoghi il problema non se lo sono posti proprio. Per l'ennesima volta, con il loro silenzio, hanno tollerato un ingresso esterno - l'ennesimo - perpetrato in barba ai diritti di quei precari della cui tutela e salvaguardia vogliono poi riempirsi la bocca. Disonestamente.
Va da sé poi che incontri, conferenze e dibattiti vadano deserti o che i giornali perdano copie perché ovviamente i precari sono sempre più demotivati e "scoglionati". Normale, normalissimo, ovvio.
Basta caro Gianni con questi sindacalisti che blaterano belle parole e grandi intenzioni ma che, di concreto, fanno il resto di niente.
Agli amici e colleghi precari lancio nuovamente un messaggio che mi auguro non cada nel vuoto: non cercate nella FNSI una tutela che non vi sarà mai garantita da un sindacato così strutturato. Cerchiamo di aprire un nuovo fronte della contrattazione che veda la FNSI esclusa dalle tematiche legate al precariato. Pensateci e non trascurate il problema. Ne va del futuro non solo nostro, ma del giornalismo in genere. Pensateci soprattutto quando - e se - dovesse riproporsi la necessità di uno sciopero per il rinnovo del contratto. Sarebbe un'occasione di estrema importanza per sottolineare - in modi e forme da definire - che c'è un vasto mondo di validissimi professionisti, tagliato fuori anche dal sindacato e non solo dagli editori, che vuole decidere autonomamente del proprio futuro.
La passività - o peggio, la cieca fiducia in un sindacato che non è né mai sarà "nostro" - non può che farci del male. Più di quanto ce ne abbia mai fatto in passato.
Salutoni
R. F.

lunedì 15 settembre 2008

Inpgi

Ispezioni Inpgi. Sono quintuplicate in Campania. La solita riflessione: quanti sono i giornali con dipendenti “articolo 1” che prendono contributi pubblici?

Rai, il concorso

Concorso Rai. Fino a quando il Tar Lazio non si sarà espresso, rimane fermo il giudizio su un accordo che è tutto da discutere. Una volta ancora da inquadrare nei rapporti tra sindacato e datore di lavoro-Rai. Nel frattempo si scatenano i ragazzi con il 110 e lode e i 30 anni compiuti.

Dopo l'accordo sui precari interni,i bacini e quant'altro, il sindacato è finito nella trappola del concorso pubblico “a condizione”?



Casina

Ripresi i lavori al vecchio circolo della Stampa in villa Comunale a Napoli. Ma si sono subito bloccati nuovamente. Si tratta solo di un passaggio tecnico perché il Comune che da anni si è ripreso lo stabile sostanzialmente non vuole (e forse non può) completare la ristrutturazione. L'episodio serve per ricordare che quella vicenda è stata sostanzialmente una sconfitta per i giornalisti napoletani. C'è una causa in corso, con alterne vicende, sui canoni di locazione non pagati dal circolo della stampa al Comune: ora i giornalisti si aspettano di arrivare prima o poi alla riconquista anche di quella sede prestigiosa. Ma ci serve una casina elegantina con piscina e bouvette? Nella terra dei precari, i giornalisti non sono sicuro che possano pagare il conto.

martedì 9 settembre 2008

indonapoletano

C'è un giornale americano che ha fatto ricorso all'outourcing spinto, il Pasadena Now ha assunto due giornalisti per seguire le sedute del consiglio comunale della città californiana: lo faranno dall'ufficio in India con la webcam puntata sulla riunione comunale. Ma c'è chi ha fatto di più e meglio: si chiama Nello Del Gatto, che ha deciso di andare direttamente in India a lavorare.
- Hai avviato un tuo personale antidumping: mentre le reti internazionali assoldano i giornalisti in India in outsourcing, tu sei andato in India a fare il giornalista per i giornali Italiani. E' così?
E' esatto, perché per trovare lavoro ho dovuto accettare stipendi da terzo mondo. La mia è stata una scelta forzata, spinta anche da una esigenza familiare e dalla mancanza assoluta di lavoro nelle nostre zone. Il Mattino, per il quale ho lavorato anni, non mi assicurava nulla, neanche quel poco che prendevo come collaboratore. Avevo qualche prospettiva in qualche giornale locale, ma la cosa non mi stimolava. Ho così deciso di vedere se ero in grado di fare questo mestiere e giocarmi tutto per farmi conoscere. Ho fatto la valigia e con la famiglia siamo arrivati a Delhi. In poco tempo ho capito che la mia napoletanità e l'esperienza maturata per strada con la cronaca (e non nelle aule universitarie) mi avrebbe aiutato. Tanto da essere stato l'unico giornalista al mondo (insieme al collega di Repubblica che tirai con me) ad intervistare Sonia Gandhi la sera stessa che ha vinto le elezioni. Non l'ha intervistata mai nessuno, specialmente pensa durante le elezioni quando contro di lei si accanivano esclusivamente per le sue origini italiane. L'intervista non l'ha voluta nessuno: nessun mezzo di informazione italiano mi ha creduto. A parte i vecchi amici della redazione esteri de Il Mattino. L'ho poi venduta alla BBC (avevamo una videocamera). Questa intervista mi ha dato visibilità, ma non sicurezza lavorativa e soldi. Ora collaboro esternamente con l'ANSA, ancora con Il Mattino e con alcune trasmissioni radiofoniche della Rai (Pianeta Dimenticato, Radio 3 Mondo, Sportlandia). Ma senza stipendi da inviato o comunque da contratto giornalistico e soprattutto senza nessuna sicurezza per il futuro. Per ora, però, non mi lamento. Vedremo dopo.
- Quanta concorrenza ha un foreign correspondent-free lance come te?
Molta. Scrivendo per un'agenzia di stampa, sono sempre soggetto al fatto di dover sapere tutto, perché i miei colleghi che scrivono di India, da qui o dall'Italia, potrebbero avere storie che io non ho. Inoltre, tutto quello che fai non viene molto considerato, a differenza dell'opera di altri colleghi senior. Emblematico è il caso di Federico Rampini. Lui vive in Cina, in India c'è stato un paio di volte nei grandi alberghi, ha scritto due libri basandosi su dati economici e informazioni raccolte in rete. Che non sono falsi, intendiamoci, ma parziali, trasmettono una immagine del paese solo parziale. Tra gli studiosi e specialisti dell'India (non solo giornalisti ma anche studiosi e professori universitari) è difficile trovare suoi grandi estimatori. Capita spesso che ti chiami l'Agenzia e dica: Rampini ha scritto questo, oppure Reuters ha questo, Afp ha quest'altro. Purtroppo il nostro giornalismo è fatto molto di emulazione e di devozione assoluta verso i senior o gli stranieri.
-E' finito il tempo dei grandi inviati (senza grandissimi mezzi) alla Terzani o alla Kapuscinski? Puoi permetterti di andare di persona a vedere i fatti quando accadono?
Non voglio dire che con internet puoi fare tutto, ma ti da una buona mano. Considera che io da Delhi scrivo di India, Pakistan, Bangladesh, Nepal, Sri Lanka, Maldive, Bhutan, spesso di Afghanistan, Thailandia e Myanmar. Se volessi essere dovunque, dovrei avere il dono dell'ubiquità. Ma essere sul posto è importante. Ti faccio un esempio. Tu leggi un articolo di un giornale indiano dall'Italia. Se non consoci l'atmosfera di cui si parla (non i luoghi o le persone), non puoi capire a fondo le cose. I giornali dovrebbero investire di più sugli inviati, meglio se questi sono corrispondenti da un'area geografica dalla quale si muovono. Come, appunto, facevano Terzani e Kapuściński. Non è solo una questione economica, ma anche di strutture e di personale. L'Ansa, ad esempio, ha sedi in tutto il mondo. L'età media dei corrispondenti esteri è alta. E' gente che vive in quei posti da tempo. E' vero, ciò è garanzia di conoscenza del territorio, ma potrebbe anche portare ad una perdita di stimoli che sia l'essere giovani o vivere in un nuovo paese ti può dare.
http://indonapoletano.wordpress.com

lunedì 8 settembre 2008

Saviano: under attack

Saviano ha denunciato la camorra in redazione. I colleghi di Caserta hanno letto la cosa come un attacco. Ma sostanzialmente la denuncia è contro la solitudine, la tentazione di cedere, contro il sentimento di impotenza che prende una categoria sotto assedio. Sempre.
I lettori e gli editori, i politici e certi magistrati, appena possono mettono sotto attacco una categoria che non se la passa bene di questi tempi. Una categoria senza contratto, senza garanzie economiche, sempre più divisa al proprio interno e incapace di coesione ormai anche quando si tratta di difendere gli istituti previdenziali e il potere d'acquisto dello stipendio. Saviano definisce bene il giornalismo di frontiera come sotto attacco, indifeso cioè.
Non so se la camorra edita giornali, ma seppure fosse, sono i giornalisti l'anello debole della catena. A Casal di Principe ed ovunque non ci sia coscienza del proprio ruolo.

venerdì 5 settembre 2008

Morti bianche

Luigi Ciancio, è un sindacalista degli edili Uil che ha un animo visionario: è poeta e gastronomo, appassionato d'arte e capace di presidi duri ai cantieri per ottenere migliori condizioni di lavoro.L'anno scorso chiese al regista Pasquale Squitieri di dirigere degli spot per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sulle morti bianche. L'edilizia è uno dei settori maggiormente funestati da questo fenomeno. I film sono andati da Napolitano. Oggi con Articolo 21 e i sindacati, sono stati presentati alla mostra del cinema di Venezia. Bravo Luigi.

giovedì 4 settembre 2008

Cortocircuiti

sul Corriere Sera di oggi Gian Antonio Stella cita un articolo dell'edizione on line della Stampa, autrice Flavia Amabile, che del ministro Gelmini racconta i retroscena dell'abilitazone alla professione di avvocato.
Un tipico corto circuito fra stampa scritta tradizionale e siti internet dei giornali. Il blog della Amabile rimpingua un vecchio cavallo di battaglia di Stella che si era occupato della sede di Reggio Calabria della Corte d'Appello, dove il 90% di chi si sottoponeva all'esame per avvocato passava il turno. E Stella non esita a riprendere l'aspetto che riguarda la Gelmini sul suo quotidiano e a partire da un blog che, nel frattempo, aveva sfruttato la notizia ottenendo finanche una precisazione del ministro. E chi non aveva visto il blog ha un'informazione in più per vie tradizionali, mentre il blog sicuramente da oggi avrà acquistato qualche lettore.

mercoledì 3 settembre 2008

Gabo e il New Journalism

CITTÀ DEL MESSICO, 3 SET - Lo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez, premio Nobel per la letteratura 1982, ha definito il giornalismo il «migliore lavoro del mondo» ma ha anche dichiarato di non «apprezzare il nuovo giornalismo» perchè lo considera «un risultato della fretta». In occasione di un seminario sul tema organizzato dalla Fondazione per un nuovo giornalismo nella città di Monterey, capitale dello Stato di Nuevo Leon (Messico settentrionale), l'autore di 'Cent'anni di solitudinè ha duramente criticato la fretta con cui i giornalisti sono costretti a lavorare. «Quando una persona ha fretta non ha il tempo di pensare - ha continuato Marquez - e il giorno dopo si ferma e pensa che avrebbe potuto scrivere le cose in modo differente e forse migliore». Nonostante le critiche, lo scrittore ha ammesso che i giornali devono fare i conti ogni giorno con la radio e la televisione, mezzi di comunicazione più immediati rispetto ai quotidiani, ma che comunque «scrivere è qualcosa che viene dall'anima, gli altri media sono solo macchine». Marquez ha poi confessato che spesso passa ore al telefono a litigare con i capi delle redazioni di alcuni giornali, perchè non gli lasciano il tempo necessario per scrivere. «È meglio fare un libro - ha detto - per farne uno ci ho messo dieci anni, se non mi piaceva ricominciavo e piano piano facevo tutte le correzioni necessarie».(ANSA).