domenica 14 dicembre 2008

Zagnoli, vita da freelance

Avevo posto una serie di domande a Vanni Zagnoli, un giornalista freelance che scrive per numerose testate italiane.
Molte mail e quache telefonata, e alle mie domande (da quanto fai questo lavoro, quali sono le difficoltà, meglio freelance o dipendente, come te la sfanghi con i soldi?)- alla fine - lui ha risposto così:

"Caro Gianni, ho riflettuto a lunghe sulle tue semplici domande. Avrei da scrivere un libro su 18 anni e mezzo da freelance, con tantissime testate, scritte, radio, tv, la tentazione sarebbe grande, ma devo resistere. Semplicemente perchè è rischioso e potrebbe essere controproducente, per me.
Dunque poche considerazioni generali. Non c'è paragone tra redattore e freelance, ho provato la differenza la scorsa estate. Se uno è molto ricco non ha problemi, diversamente comunque è logorante al massimo non avere certezze. E anche se uno è ricco di suo, di famiglia, però non vive bene. Servono nervi d'acciaio, che io non ho.
Ho 37 anni e mezzo, capitasse una buona occasione, lascio tutte le collaborazioni. Una sola consolazione: sempre meglio fare il giornalista freelance che lavorare. Al mio peggior nemico non augurerei di fare il freelance. E io comunque sono un freelance fortunato, poichè impegnandomi allo spasimo ho pure raccolto abbastanza. Fortunatamente ci sono anche testate nobili, capiservizio e capiredattori che trattano bene, comunque è difficile restare a galla. Non posso aggiungere altro e auguro a tutti i colleghi freelance, giovani e meno, di trovare un contratto".


**** vorrei che Siddi meditasse su queste parole, in vista delle prossime sedute con la Fieg...
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Ma è sopratutto la discrezionalità con cui molti colleghi capiredattore (gli ultimi dei dirigenti, non i primi tra i giornalisti) trattano i freelance che mi impressiona (ma spesso si veste d'autorità con un collaboratore anche l'ultimo assunto...). Ci sono sempre dei gornalisti più realisti del re che sfruttano, comprimono, diventano aguzzini dei collehgi che collaborano con i giornali (questi ultimi sono sepsso la linfa del prodotto quotidiano). Chi sta fuori non è un nostro dipendente (al massimo prende - pochi - soldi dall'editore), è un collega che fa un altro lavoro, e credo che nessuno possa comportarsi in maniera men che civile con professionisti inquadrati diversamente da noi sul piano contrattuale ma non per questo con meno diritti o meno dignità.
Meditiamoci un po'....

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