mercoledì 17 dicembre 2008
Giornalisti assunti? Mai!
"11 assunzioni illegittime. Ci sono anche giornalisti televisivi»,
denuncia Morrone: «La delibera 813 prevede la stabilizzazione di ex collaboratori del Comune di Salerno. Ci sono anche nomi noti di emittenti tv». Lo scandalo secondo me sta nel fatto che non viene applicata la legge 150 sugli uffici stampa semmai (sono infatti stati stabilizzati assumendoli come impiegati di concetto, o come dirigenti - come giornalisti? non sia mai!).
Che al comune di Salerno avessero negli uffici dei dipendenti a tempo pieno pagati come collaboratori era già di per se un malcostume; che questi poi fossero dei giornalisti, è un dettaglio: la categoria al lavoro nero è abituata!
domenica 14 dicembre 2008
Zagnoli, vita da freelance
Molte mail e quache telefonata, e alle mie domande (da quanto fai questo lavoro, quali sono le difficoltà, meglio freelance o dipendente, come te la sfanghi con i soldi?)- alla fine - lui ha risposto così:
"Caro Gianni, ho riflettuto a lunghe sulle tue semplici domande. Avrei da scrivere un libro su 18 anni e mezzo da freelance, con tantissime testate, scritte, radio, tv, la tentazione sarebbe grande, ma devo resistere. Semplicemente perchè è rischioso e potrebbe essere controproducente, per me.
Dunque poche considerazioni generali. Non c'è paragone tra redattore e freelance, ho provato la differenza la scorsa estate. Se uno è molto ricco non ha problemi, diversamente comunque è logorante al massimo non avere certezze. E anche se uno è ricco di suo, di famiglia, però non vive bene. Servono nervi d'acciaio, che io non ho.
Ho 37 anni e mezzo, capitasse una buona occasione, lascio tutte le collaborazioni. Una sola consolazione: sempre meglio fare il giornalista freelance che lavorare. Al mio peggior nemico non augurerei di fare il freelance. E io comunque sono un freelance fortunato, poichè impegnandomi allo spasimo ho pure raccolto abbastanza. Fortunatamente ci sono anche testate nobili, capiservizio e capiredattori che trattano bene, comunque è difficile restare a galla. Non posso aggiungere altro e auguro a tutti i colleghi freelance, giovani e meno, di trovare un contratto".
**** vorrei che Siddi meditasse su queste parole, in vista delle prossime sedute con la Fieg...
****
Ma è sopratutto la discrezionalità con cui molti colleghi capiredattore (gli ultimi dei dirigenti, non i primi tra i giornalisti) trattano i freelance che mi impressiona (ma spesso si veste d'autorità con un collaboratore anche l'ultimo assunto...). Ci sono sempre dei gornalisti più realisti del re che sfruttano, comprimono, diventano aguzzini dei collehgi che collaborano con i giornali (questi ultimi sono sepsso la linfa del prodotto quotidiano). Chi sta fuori non è un nostro dipendente (al massimo prende - pochi - soldi dall'editore), è un collega che fa un altro lavoro, e credo che nessuno possa comportarsi in maniera men che civile con professionisti inquadrati diversamente da noi sul piano contrattuale ma non per questo con meno diritti o meno dignità.
Meditiamoci un po'....
martedì 9 dicembre 2008
Ci volevano e' paccheri....
E fosse per la camorra, sarebbe anche un rischio calcolato: ma se si dovessero mettere uno dietro l'altro gli episodi in cui i giornalisi sono sati minacciati, dileggiati, o picchiati si scoprirebbe che autori di queste azioni sono anche insospettabili comitati di lotta antidiscariche, consiglieri comunali del capoluogo di regione, e ora si aggiunge alla lista finanche un comandante di polizia municipale.
L'altro giorno, racconta Alessandro Migliaccio, redattore de 'Il Napoli', è stato chiamato al comando dei vigili per render conto di un suo servizio. Rendere conto!!! Giunto nell'ufficio, il fattaccio. Migliaccio ha denunciato un'aggressione fisica ai suoi danni da parte del comandante della Polizia Municipale del Comune di Napoli, Luigi Sementa. Al comandante non era piaciuto un articolo di Migliaccio. E non bastava evidentemente una lettera di smentita, una richiesta di chiarimento, un'intervista: ci volevano - come si dice a Napoli - e' paccheri...
martedì 2 dicembre 2008
Nugnes
Gli ultimi dei manager
lunedì 24 novembre 2008
Torrese e iscrizioni
A.A.A. Iscrizione Ordine Giornalisti Offresi•Novembre 23, 2008 • Nessun Commento
Che l’iscrizione all’ordine dei Giornalisti sia man mano diventato sempre più una barzelletta, lo si deduce dalla quantità inverosimile di soggetti, che di giornalistico non hanno quasi niente, inseriti negli elenchi dei Pubblicisti nazionali. Anche i fratelli maggiori “Professionisti” hanno presenze quantomeno discutibili, frutto delle nuove norme per l’accesso all’esame di stato. Ma che questa eventualità possa essere usata a fini pubblicitari nell’ambito di un corso di Critica Cinematografica, mi lascia senza parole. Leggendo l’offerta formativa,si legge: “ I diplomati del corso potranno pubblicare i loro articoli su una rivista periodica di ACT Multimedia maturando cosi i requisiti neccessari per poter essere regolarmente iscritti all’Ordine Nazionale dei Giornalisti. Per chi non volesse avvalersi di questa oppurtunità il costo del corso sarà di 1.500 Euro.” Visto che per iscriversi bisogna pagare 2000 euro, se ne deduce che l’inclusione nell’elenco dei pubblicisti “costa” solo 500 euro. Tutto questo alla luce del sole e senza alcun intervento censorio dell’Ordine dei Giornalisti, inflessibile, invece per i colleghi che fanno pubblicità. Per chi volesse sincerarsi di quanto dico basta cliccare su http://www.actmultimedia.com/corsi/critica/critica.html
domenica 23 novembre 2008
Pisano

A Giuseppe Pisano intitolano la sala consiliare di un piccolo comune dell'Irpinia (lunedì 23 novembre dalle 17 a Montefredane). Pisano - morto dieci anni fa - è stato quel che si dice un grande giornalista, ma anche un poeta e pittore raffinatissimo. Capo della redazione del Mattino di Avellino, tra i migliori interpreti del sentimento di quel ceto intellettuale meridionale orgoglioso delle proprie radici, restio ai riflettori, capace proprio dalla provincia di rilanciare messaggi forti che andrebbero riletti. Certe poesie della sua raccolta "il foro della chitarra" rappresentano meglio di qualsiasi saggio sociologico o antropologico il carattere degli irpini,o dei meridionali, di tutti i meridionali, arroccati per scelta e non per difesa, seppur legittima.
Ne sono stato anche un po' amico, oltre che per un decennio frequentatore e apprendista, in quella bottega del giornalismo dalla porta sempre aperta che era la redazione di Avellino del Mattino.
Ci faceva sognare il giornalismo, quello delle grandi firme che fino a dieci anni fa erano ancora"pezzi di letteratura", e ci ha fatto comprendere anche il titolo di un libro di Kapuscinski: "Il cinico non è adatto a questo mestiere". Un ultimo ricordo: la sua ampia fronte imperlata di sudore, anche in pieno inverno mentre le dita battevano veloci ritratti-gioiello anche di personaggi destinati a vivere il tempo di una fugace cronaca di giornale.
venerdì 21 novembre 2008
Villari, che Face ...book
(fonte Sabelli Fioretti)
lunedì 17 novembre 2008
Corecom, Vitale: E se l'AgCom dice no?
“Si è criticato tanto l’operato del Corerat-Corecom, ma, appena c’è stata la possibilità si è andati all'elezione di un nuovo organismo" che, a giudizio degli stessi protagonisti della elezione in Consiglio regionale, "sarebbe frutto di spartizione e lottizzazione politica".
Dice Vitale: “La votazione per il presidente e per i componenti del Corecom non ha tenuto conto della delibera n. 52/99 dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che fissa principi fondamentali per la valida elezione dell’organismo e per il relativo conferimento delle deleghe: il numero di cinque componenti, anziché nove, allo scopo di ridurre la spesa pubblica; il possesso dei requisiti di esperienza e competenza nel settore delle telecomunicazioni nei suoi aspetti culturali, giuridici, economici e tecnologici; la garanzia della assoluta indipendenza dei componenti sia dal sistema politico istituzionale che dagli interessi di settore; la garanzia della rappresentanza delle opposizioni consiliari”.
Un organismo così costituito – ha osservato Vitale –, cioè senza garanzia della rappresentanza delle minoranze, non sarebbe organismo collegiale e di garanzia. Per questa ragione l’eventuale nuovo Corecom non potrebbe ricevere le deleghe da parte dell’AgCom”. Vitale ha citato il precedente che riguarda la regione Calabria: quando il corecom di questa regione venne commissariato, perdendo così la sua natura di organo collegiale, l’Agcom ritirò le deleghe che aveva precedentemente attribuito a quel comitato”.
Il presidente e i componenti uscenti del Corerat-Corecom hanno, inoltre, annunciato di aver presentato ricorso nella sede giudiziaria competente “per essere stati illegittimamente esclusi dalla candidature per il rinnovo dell’organismo: la norma sulla ineleggibilità di coloro che sono stati già eletti componenti del Corecom non ci riguarda – ha spiegato Plazza – in quanto non siamo mai stati eletti ma semplicemente nominati con decreto dell’allora presidente del Consiglio regionale Zinzi. Inoltre – ha concluso Plazza – stiamo valutando di chiedere il risarcimento dei danni morali e materiali per l’ ingiusta esclusione e per le sue modalità che riteniamo lesive della nostra immagine e professionalità”.
venerdì 14 novembre 2008
Corecom e Rai: pasticciacci politici
(Per ora auguri ai colleghi Gianni Festa, Gianni Russo e Enzo Todaro, "vecchi" reporter di strada, catapultati nella jungla del Corecom Campania, dove si decidono i finanziamenti pubblici a giornali e Tv).
Utopia: i giornalisti - da soli - decidono chi deve vigilare sulla Rai e sull'emittenza locale...
lunedì 10 novembre 2008
Venti giorni
professionale».
giovedì 6 novembre 2008
Videochiamate
Scherzi a parte, ieri ho capito il videofonino a cosa serve: in una libreria, in un silenzio surreale, una ragazza sordomuta accanto a me videochiamava una sua amica: un discorso sul filo dell'alfabeto labiale e dei segni - al di là e al di qua del videofonino - che mi ha emozionato: viva la tecnologia, viva i videofonini. Ecco a cosa servono....!
martedì 4 novembre 2008
Barbero e Quaranta
Sono le domande che arrivano a Franco Barbero che sono collazionate con le relative risposte in “Omosessualità e Vangelo”, un volume a cura di Pasquale Quaranta appena uscito per Gabrielli. Maria Cecilia Gabrielli, l'editore del libro, spiega che si tratta di uno strumento d'amore, dato che non è determinabile quale sia l'amore più giusto d'un altro.
La vicenda di Franco Barbero,per un quarantennio animatore di comunità di base, ridotto dalla Chiesa allo stato laicale per le sue posizioni sull'etica sessuale non in linea con la Santa sede, dimostra la difficoltà di un percorso “al limite”. e' difficile muoversi nei territori della fede avendo come compagni di strada gay, lesbiche, transessuali, divorziati,preti con relazioni d'amore, teologi dissenzienti.
La raccolta di lettere di Franco Barbero curata da Pasquale Quaranta, giornalista salernitano e attivista del movimento omosessuale, parte dalla concezione totalmente negativa dell'omosessualità (“situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne”) che si legge nel catechismo, che fa a pugni anche con l'esortazione all'accoglienza che la Chiesa pure avanza sul tema delle diversità nell'orientamento affettivo di genere. Nella sostanza il Vaticano condanna sia le unioni omosessuali, sia la richiesta di riconoscimento del diritto alla genitorialità - un tema che si affaccia oggi nel dibattito politico con le iniziative di legge del governo Berlusconi e del suo ministro Gianfranco Rotondi sulle unioni gay.
La raccolta sarà presentatamercoledì 5 novembre al palazzo della Provincia di Salerno alle 10 con il patrocinio dall'Assessorato alla Qualita della Vita. Interverranno: Pierangelo Cardalesi, assessore alla Qualita della vita; Salvatore Memoli, presidente di Salerno Solidale. L’attore Ciro Cascina leggerà' alcuni estratti del libro.
domenica 2 novembre 2008
Legge 150, Di Benedetto torna a parlarne
venerdì 31 ottobre 2008
Un sindaco normale
giovedì 30 ottobre 2008
A Casale all'università della legalità
Un bagno di realtà.
Casal di Principe, ci siamo
Tutti impegnati, siamo con Rosaria Capacchione, che siede con noi in sala.
Iacopino (Ordine dei giornalisti): "Non dobbiamo essere tutti come Siani,ma fare pulizia anche tra noi giornalisti non è difficile".Franco Siddi: "Nessun giornalista minacciato deve essere lasciato solo"
martedì 28 ottobre 2008
Premiopoli Cilento
Deontologia anticlan
Modesta proposta: una carta deontologica anti-clan per i giornalisti.
Gentili colleghi,mi chiamo Ciro Pellegrino, vivo e lavoro a Napoli per il gruppo E Polis e faccio parte del comitato di redazione.Vi disturbo solo per portare una modestissima proposta, anzi una bozza di proposta che chiunque può integrare e "far sua", in uno spirito di collaborazione ritengo fondamentale quando si parla di lotta alla camorra e tutela dei giornalisti.Il 30 la Giunta Fnsi e la Consulta dei Presidenti delle Associazioni regionali di Stampa si riuniranno a Caserta per «dare una risposta della categoria agli attacchi della camorra e della criminalità organizzata ai giornalisti e agli intellettuali che ne denunciano misfatti, tragedie e violenze di ogni tipo».La mia proposta, che vi giro via e-mail, è quella di pensare ad una sorta di "carta deontologica" che riprende in parte la "Carta dei Doveri" del 1993 ma si focalizza sulle sempre più frequenti situazioni difficili per redattori, collaboratori, freelance che operano in contesti difficili.
Son poche righe che nascono dall'esperienza diretta; non hanno la pretesa di risolvere nulla, solo di far arrivare un contributo da un piccolo cronista napoletano.
BOZZA DI CARTA DEONTOLOGICA
Particolare attenzione e rigore nell'indicare i precedenti penali di boss dei parenti di boss o affiliati che per particolari motivi finiscono sulle pagine dei giornali. Esempio: non dovrà mai più succedere che la moglie del boss finisce sul giornale con la solita lettera «mio marito muore in carcere» e non vengono indicate le ragioni che hanno portato il soggetto in galera o eventuali procedimenti a carico della consorte.
Impegno rigoroso nel fornire una tempestiva replica alle accuse verso servitori dello Stato. Esempio: non dovrà mai più accadere di leggere di accuse scagliate contro persone vive o defunte che hanno sfidato i clan, senza che si possa leggere, sullo stesso giornale, nello stesso giorno, un ampio contraddittorio.
Impegno dei giornali a non enfatizzare nei titoli gli "alias" (i nomignoli) spesso in uso ai malavitosi.
Impegno dei giornali - fatto salvo il diritto a valutare in autonomia l'importanza di ogni notizia da pubblicare - a dare risalto a tutte manifestazioni e alle commemorazioni contro la malavita organizzata.
Impegno dei giornalisti a denunciare dettagliatamente alle forze dell'ordine e non solo agli organismi di categoria (Fnsi e Odg) ogni tentativo di intimidazione.
Prevedere con le Prefetture, nell'ambito dei periodici comitati per l'ordine e la sicurezza, uno spazio di discussione fisso dedicato al monitoraggio di eventuali problemi, minacce, intimidazioni, subìti dai cronisti nell'esercizio delle loro funzioni.
Impegno dei comitati di redazione, di concerto con gli organismi preposti, a vigilare sulla presenza di informazione pubblicitaria "ambigua" nelle emittenti tv o su carta stampata. L'esempio più lampante è quello dei cosiddetti "neomelodici" alcuni dei quali veicolano messaggi assolutamente inaccettabili (a tal proposito basterebbe ricordare il monito dell'allora ministro dell'Interno Giuliano Amato, rimasto inascoltato e la dettagliata analisi contenuta nel libro di Isaia Sales "Le strade della violenza").
Ciro Pellegrino
sabato 25 ottobre 2008
Epicedio per i poveri giornalisti
Quelli che firmavano buste paga false/
o accettavano "regalie spontanee" invece dello stipendio/
poveri giornalisti che si facevano comprare per un praticantato/
e poveri giornalisti che hanno vidimato pratiche e praticantati al Corecom e all'Ordine "applicando pedissequamente la legge"./
Siamo gente di mondo: quando un editore assume, cavolo, lo premi pure/ gli dai il premio contributivo: soldi pubblici ai media liberi e democratici....
Il 30 ottobre noi ci siamo
L’appuntamento è al teatro comunale della città, in Via Mazzini n.71 per dare una risposta della categoria agli attacchi della camorra e della criminalità organizzata ai giornalisti e agli intellettuali che ne denunciano misfatti, tragedie e violenze di ogni tipo. Si tratta di un’iniziativa che vuole essere di denuncia e di sostegno a tutti i colleghi che si espongono nel fare informazione con coraggio e responsabilità in realtà di frontiera; soprattutto a chi, da Rosaria Capacchione allo scrittore Roberto Saviano, è costretto a vivere sotto scorta ed a subire continuamente minacce e attentati, per non rinunciare alla sua missione professionale e civile.
Praticante all'Autogrill
"Tutti a ripetere la stessa ignobile solfa: insisti, resisti, persisti e vedi che prima o poi ce la fai. Giunto al trentaseiesimo solstizio d’estate, mi sono accorto che erano tutte balle. Chiacchiere belle in semi libertà vigilata. Io, da mazzonaro dop, ho tentato in tutti i modi. Sei anni di abusivo di qua, cinque mesi senza stipendio di là, un po’ di disoccupazione di lì, altri contratti falsi di qui. Poi la grande occasione, a 36 anni suonati in un autogrill a nero come secondo lavoro: un contratto di praticantato ad ItalyMine. Quasi un orgasmo destrutturate. Tempo venticinque giorni in sala montaggio, tra gobbi e lead da elzeviro, e poi la guardia di finanza che esegue un ordine di custodia cautelare per il mio editore. Punto e a capo: con l’aggravante di una busta paga virtuale ed un assegno post-datato che non ho mai riscosso. Neanche il tempo di restituire seicento euro come promesso, che il mio piccolo Caltageronte era agli arresti domiciliari. Sconforto abissale. E la tentazione suprema: “basta ora me ne vado”. Terra di Lavoro infame. Per l’ultima volta, cappello in mano, busso alle redazione dei tele-radio-giornali. Macchè. Niente di niente. Non un ufficio stampa, non un articolo 35. Angoscia. Mi gioco l’ultima carta: fingendomi un liberista libertario chiedo aiuto al Sottosegretario azzurro, detto O’ Canadese. “Forse, dammi tempo”. Aspetto un mese, due, sei. Intanto, vendo Pall mall e Duplex alla stazione di servizio Villa Literno Nord.
L’affitto da pagare, l’Inpgi sulle spalle, il segnale Rai oscurato per
mancato conguaglio del canone. Le valigie di cartone pronte. Si, scappo. Non posso fare altro. Poi, dopo la visita di un fattucchiere della Gest Line,
decido. Giuseppe Setola abita nel mio viale a Baia Verde. Lo conosco da
anni. So che frequenta ambienti malsani. Ma tentar non nuoce. “Ascolta, non è che vi serve un addetto stampa? Che so, uno che vi cura le relazioni con le testate locali? Un portavoce?” Tempo ventiquattro ore, ed un moschillo bussa al campanello della mia villetta. “Da domani a lavorare”, mi fa. Sono passati due anni. Ho iniziato ritagliando articoli dai fogli locali. Papponi arrestati, duemila grammi di cocaina sequestrati, un kalashnikov rinvenuto in una masseria tra sterco di bufale e fialette di anabolizzanti, un appalto milionario dell’Anas su cui puntare. Dopo di che, qualche soffiata depistante ai colleghi di giudiziaria alle prime armi, un virus inviato al blog di Roberto Saviano e lettere anonime ai magistrati scomodi. Ultimamente, mi sono specializzato nelle scritte minatorie sui muri. Ebbene, cari colleghi, guadagno tremila euro al mese, fumo solo Davidoff lights e mangio tutti giorni al ristorante da Zi Teresa a Luscianese. Zero tickets, zero contributi. Chi se ne frega. Campo con il mio lavoro, free lance dell’onorata società, lontano dai vice capo servizio del ventesimo secolo e dai machintosh desueti. E fa niente che da due mesi a questa parte sono latitante. Sono i rischi del mestiere, bellezza, e ci convivo serenamente. Ancora un sogno ad occhi aperti nel buio di questo bunker sotterraneo: diventare l’addetto stampa di Cicciott’ e mezzanott o, magari, di Sandokan in persona. Mitico. Scrivere le loro biografie non ufficiali, un giorno, e gridare al mondo che ce l’ho fatta. Fanculo la Raid, fanculo la Mediasetta.
La mia, è solo un’azienda come un'altra. Assolutamente autoctona. Ecco, se solo mettessimo da parte futili perbenismi. Un giornalista per ogni clan e non ci sarebbero più precari in Campania. Io sono solo il primo. Ora tocca voi. Insistere, scrivere, resistere".
venerdì 24 ottobre 2008
Gazzetta, sotto attacco
Gli ignoti hanno anche saccheggiato l'archivio della redazione, forte di centinaia di fascicoli relativi alle inchieste della magistratura riguardante le attività della malavita nella terra dei Casalesi.
Sotto attacco, siamo ancora sotto attacco.
giovedì 23 ottobre 2008
Leggosaviano
domenica 19 ottobre 2008
Diritto di cronaca (anche a Casal di Principe)
mercoledì 15 ottobre 2008
la querelle
Le anomalie sono diverse, come si vede. Che il silenzio sia come non mai d'oro in questi casi, non è solo un modo di dire (scusate la chiusa, ma non voglio fare la morale a nessuno, solo che sono molto arrabbiato).
lunedì 13 ottobre 2008
Intercettazioni, Internet, Saviano
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Per la prima volta in quattro anni, la raccolta pubblicitaria per igiornali americani sul web ha registrato un leggero calo. Secondo la Newspaper Association of America, l'Associazione dei giornali d'America, dopo oltre quattro anni di crescita esponenziale nel secondo trimestre del 2008 gli introiti hanno segnato una flessione del 2,4% rispetto all'ultimo anno, assestandosi a 777 milioni. Le ragioni economiche di questo rallentamento sono legate, tra l'altro, alla crisi economica mondiale che ha ridotto i margini di rischio negli investimenti. Gli inserzionisti tendono a spendere meno, i quotidiani, visto il moltiplicarsi delle pagine pubblicitarie, ad abbassare regolarmente i prezzi. Lo stallo non riguarda tutti i settori delle pubblicità online: gli spot più elaborati, con grafici e filmati, sono cresciuti del 7,6%.
***
Oggi Roberto Saviano ha compiuto i due anni di vita blindata, sotto protezione di una squadra di carabinieri che notte e giorno lo difendono dai possibili attentati della camorra, che lui ha denunciato nel best seller "Gomorra". Alla trasmissione di Fahrenheit ha detto: "Sono stati due anni di vita sottoscorta, anni duri - ha raccontato Saviano - All'inizio sembra che non ce la puoi fare, quando il tuo quotidiano viene stravolto e capisci che puoi solo peggiorare, perchè vivi costantemente nel sospetto, nella mancanza di fiducia, nella solitudine, mentre le persone che ti sono attorno spariscono".
venerdì 10 ottobre 2008
Rosaria, sul fronte
mercoledì 8 ottobre 2008
Carta immortale
martedì 7 ottobre 2008
Auguri, Eleonora

lunedì 6 ottobre 2008
Elezioni tra intimi
***
I pubblicisti in Campania sono seimila almeno. A votare sono andati in 600 (alle elezioni dei professionisti su 1100 iscritti votarono in 700 e più).
Vediamo un po' se questa non è un'anomalia. Sono andati a votare i motivati? probabimente. Potremmo dire le truppe cammellate, quelli organizzati, la claque. Hanno sempre torto gli assenti? Anche. Ma tuttavia mi pare che questa sia un'enorme anomalia di cui il sindacato (ma direi anche l'Ordine) dovrebbe cominciare a discutere. Che ci sia disaffezione, probabilmente non sono il solo ad essermene accorto; ma c'è da dire che è una strada presa da altre organizzazioni sindacali e professionali. Inutile difendersi dicendo che la nostra è una categoria "particolare", la particolarità mi pare sia più che altro un'anomalia.
sabato 4 ottobre 2008
Si vota all'ordine e all'associazione. Poltrone, strapuntini e dimissioni
Ecco, ci fosse da spartirsi cariche di potere, beh allora la real politik io non la ignoro. Ma qua, per dirla alla napoletana, ci dobbiamo spartire solo i debiti!!!
Insomma c'è un passato che continuamente ritorna, che non si vuole rassegnare ad essere sconfitto dalle tante, troppe indicazioni di sfiducia che arrivano dalla "base".
Appunto, la "base". Ma anche il vertice.
Se ci si rassegna ad essere rappresentati così, siamo già sconfitti tutti, come categoria, nella dignità. Se ci rassegnamo - come vertice - a queste pratiche di governo, alle logiche della delega in bianco, del "potere" per il potere, per conquistare poltrone e strapuntini e qualche beneficio economico in termini di gettoni e rimborsi, beh, siamo solo un po' patetici.
giovedì 2 ottobre 2008
Siddi, accelera
Si abbia il coraggio, aggiungo immodestamente, di far lavorare Siddi e di evitare di fare il gioco degli editori confondendo l'attività sindacale interna - che segue sue logiche - con il lavoro politico, di ampio respiro, che si fa a livello nazionale. Sono moderato? No, cerco la quadra, la cornice entro cui muoversi.
La vittoria di un sindacato interno forte (dico quello del Corriere della Sera, capace di spuntare favorevoli condizioni per quegli happy few) non legittima quei colleghi a giudicare sulla trattativa nazionale.
I Cdr della Stampa o del Mattino, tanto per non fare nomi (che non riescono a rinnovare il contratto integrativo), oggettivamente più deboli, hanno invece bisogno a loro volta di un Contratto nazionale di riferimento se l'obbiettivo è migliorare le condizioni di tutta la categoria.
Insomma chi combatte con un'editore coriandolare, come quello del Corsera, ha forse più possibilità di manovra di chi opera in aziende più centralizzate (tipo Caltagirone o Fiat), o no?
Allora mi chiedo chi è più bravo, chi resiste e lotta o chi della sua vittoria particolare non ne fa bandiera per tutti?
Ma forse sono un ingenuo.
martedì 30 settembre 2008
Il giornalismo al tempo dei siti
- C'è un tuo libro, "Volevo fare il giornalista", in cui racconti la transizione professionale da giornalista tout court a capo ufficio stampa, a comunicatore a tutto campo. Come cambia la professione? Certe categorie e distinzioni valgono ancora?
lunedì 29 settembre 2008
Arnaldo,che vigliaccata
Mi chiedo se le ragioni di chi protesta a volte anche in maniera sacrosanta, non diventino meno comprensibili dopo un fatto come questo.
Un abbraccio ad Arnaldo.
sabato 27 settembre 2008
giovedì 25 settembre 2008
Rai, concorso e assunzioni:parla Verna (Usigrai)

-La settimana prossima le prime assunzioni per le Morning news ai tg regionali Rai, quindi restano esclusi i trentunenni?
“ Le prime assunzioni dovrebbero poter essere effettuate al piu' presto Le ultime valutazioni sono in corso. Dopo il 30 settembre si decidera' se e' necessario riaprire l' iniziativa di reperimento, elevando magari anche l' eta'”.
-Ci sono ricorsi al Tar, le selezioni rischiano di essere annullate in una fase successiva?
“ Non so se esistano ricorsi al Tar, mi risulta , pero' , che in un 'occasione con notevoli analogie il Consiglio di Stato ha sentenziato che su questioni del genere,riguardanti la Rai,non vi e' competenza giurisdizionale amministrativa”.
-I maligni dicono: l'Usigrai ha ottenuto i "bacini" per stabilizzare i precari storici e ha lasciato all'azienda mano libera sulle modalità per i bandi per le nuove selezioni. Solo malignità?
“ E' vero il contrario, l' obiettivo era costituito da modalita' trasparenti di reperimento, ma prima andavano date doverosamente certezze ai precari. Noi abbiamo impedito le chiamate dirette, cosi' di fatto affievolendo l'art. 6 del Direttore, che , pero' , aveva diritto ad indicare almeno i requisiti. A giudizio del sindacato, ed e' a verbale, troppo rigorosi. Ma ripeto, rispetto alle previsioni contrattuali molto e' stato tolto al responsabile della testata, e l'accordo collettivo che la Fnsi ha sottoscritto non puo' essere disatteso. Ne' mi pare che le trattative in corso con la Fieg riguardino una compressione dei poteri del Direttore. D'altra parte con l'attuale differenziale tra numeri Ordine e numeri Inpgi ( ovvero tra iscritti e occupati) o limiti in partenza la possibilita' di partecipare o non hai il tempo per valutare in maniera seria tutti coloro che aspirano”.
mercoledì 24 settembre 2008
Corecom, fumata nera
Concorso Rai, la strada olimpica
martedì 23 settembre 2008
Epolis, crisi bis
In bocca al lupo ai colleghi di Epolis.
lunedì 22 settembre 2008
Precari sub judice
a tempo determinato rischia la Consulta o
la Corte di giustizia Ue.
festivalgiornalismo
Ancora il Corerat
di controllo sulle comunicazioni. Si tratta dell'occasione per riflettere davvero sulla situazione della stampa locale, dell'assetto delle frequenze, dei contributi alle testate locali, delle assunzioni - vere presunte o parziali (essì, esistono anche quelle) - di giornalisti. E' proprio nel numero di assunzioni effettuate di professionisti, collaboratori e praticanti che il Corecom dovrà occuparsi con attenzione, dato che il parametro dell'occupazione è al primo posto per compilare le "classifiche" dell'elargizione dei contributi pubblici alle testate regionali della carta stampata e tv.
sabato 20 settembre 2008
Cronisti, amici nostri
dei giornalisti, il Vice presidente del Csm, Nicola Mancino, ha richiamato la sua attenzione su questo tema. «Non si può dire che esista una parola d'ordine tra le Procure per colpire i giornalisti - ha detto il Presidente dell'Unci Guido Columba - ma certo l'intensificarsi delle perquisizioni contro i
cronisti in tutta Italia sembra indicare che si ritiene di poter intimidire liberamente i giornalisti per indurli a non scrivere nulla di ciò che ai magistrati inquirenti non piace sia portato a
conoscenza dei cittadini». L'Unci sta per completare il «Libro bianco» dei rapporti magistrati-giornalisti: «in esso oltre a documentare un accanimento fuori luogo contro colleghi che svolgono il loro dovere, saranno elencati quelli che appaiono dei veri e propri abusi da parte delle Procure: la disposizione di
sequestrare Pc, agende, interi sistemi editoriali, anche di persone estranee alla vicenda, invece di limitarsi a cercare il corpo dell'eventuale reato; il ricorso a ipotesi accusatorie fantasiose e
strumentali, intimidire i cronisti con quelle che appaiono delle vere e proprie 'pene accessorie' che possono essere disposte solo al termine di un processo regolare».
Perquisiteci tutti
Stamattina perquisite le abitazioni di Giuliano Di Feo, Emiliano Fittipaldi, del collaboratore di Napoli Claudio Pappaianni (alla moglie sono stati sottratti anche effetti personali) e presso la redazione de L'Espresso. Si tratta di discutere ancora in una fase difficile in cui la categoria è senza contratto, alla mercè della libera contrattazione e tutto il resto, se sa o meno il caso di procedere con cautela in azioni di forza da parte dei magistrati contro i giornalisti?
La Federazione Nazionale della Stampa dice: "Ci pare francamente stridente il fatto che mentre in Campania si fa mattanza di persone e la criminalità dilaga, la magistratura distolga forze di polizia ai veri problemi per, ripetiamo, inutili prove di forza e spettacolari e pletoriche perquisizioni".
venerdì 19 settembre 2008
Aree di crisi
corpi delle Forze Armate.
Si vabbè, ma ci sono ancora giornalisti che vanno nelle aree di crisi?
Anselmi, internet incredibile
La carta conserva un elemento di autorevolezza e credibilità che non si può attribuire a Internet. È
quello che ci è rimasto e che va conservato con molta attenzione. Forse è l'ultimo bene che ci è
rimasto»: lo afferma Giulio Anselmi, direttore de La Stampa, in un'intervista a Prima
Comunicazione, in edicola domani.
Nielsen, pochi su internet
65% che predilige la tv, la radio, i cd e i libri. È uno dei dati emersi dall'edizione 2008
dell'indagine Nielsen realizzata per conto dell'Osservatorio permanente sui contenuti digitali,
presentata oggi a Milano.
giovedì 18 settembre 2008
E' morto Bettinelli
http://www.adventureone.it/video/?id=12261#commenti
martedì 16 settembre 2008
Risposta a R.F.
Se il sindacato non tiene conto invece della sua capacità ormai limitata a spingere sulle aziende per ottenere che vengano inseriti in organico colleghi disoccupati, è giusto criticarlo. Le liste di disoccupazione: ecco, anche su quello dovremmo discutere. Quali sono i requisiti di un disoccupato, se ci sono delle scelte discrezionali nell'attribuire lo status di disoccupato, se l'iscrizione alle liste sia utilizzata a beneficio delle aziende o se oggi le aziende anche a quei benefici preferiscono rinunciare e assumere chi preferiscono.
Poi c'è il grande tema della rappresentanza. Il sindacato è in grado di rappresentare i senza lavoro (tra i giornalisti e tra tutti gli altri lavoratori)? Una domanda da un milione di dollari a cui risponde Pietro Ichino in un libro dal titolo eloquente: A che serve il sindacato?.
Se il sindacato si interrogasse, come la sua parte più avvertita sta facendo, sui cambiamenti in senso ultraliberista che hanno portato all'edificazione di totem come la flessibilità e la contrattazione ad personam, forse qualche risposta la si darebbe anche al collega R.F. Allora più che agli slogan (bello: Federazione Nazionale Stipendiati Italiani) penserei alla sostanza delle cose, al contratto che non si rinnova proprio perchè si chiede dimettere argine alla deregulation che ha contraddistinto le assunzioni di giornalisti a giorni, a ore, a minuti, come hanno fatto gli editori negli ultimi quindici-venti anni. Il sindacato, la categoria, attraverso le casse del proprio istituto previdenziale ci ha rimesso in questi anni per combattere su questo fronte. L'idea di delegittimare il sindacato unico mi pare che sia balzana se lo fa un giornalista. Meglio andare al fondo delle questioni, criticare, partecipare e far sentire la propria voce.
le mie fonti:
gli atti del congresso Fnsi 2007 di Castellaneta; il libro di Viviane Forrester, Una strana dittatura, Ponte alle Grazie, 1999; il già citato A cosa serve il sindacato? di Pietro Ichino, Mondadori, Milano, 2005.
ora vi prego di leggere i due commenti seguenti: sono due storie professionali,umane o come volete chiamarle, che nascono diciamo da una delusione e hanno esiti diversi.Il primo è un post di Indonapoletano il secondo è un mio post che riproduce -su sua autorizzazione- una e-mail inviatami da Remo Ferrara, l'autore di più di una lacerante riflessione (che ho avuto già modo di pubblicare) sul mondo del precariato.
precari precari precari
Carissimo Gianni, carissimi amici e colleghi
ti rubo ancora qualche minuto per tornare su un problema che hai sollevato qualche settimana fa.
Ti lamentavi, in una mail, della scarsa partecipazione ad una iniziativa della FNSI (Federazione Nazionale Stipendiati Italiani ?) quasi tacciando freelance, collaboratori e precari in genere di "disinteresse" o addirittura di "lassismo".
Di recente caro Gianni svariate circostanze (personalmente ti potrei citare tre esempi diversi, ma sono convinto che ce ne siano altri trecento) hanno ancora una volta testimoniato ed avvalorato la fondatezza di quanto ti scrissi all'epoca: la FNSI non è, non può essere né sarà mai il sindacato del precariato o comunque di tutti i giornalisti, perché negli anni la FNSI ha costruito o tollerato compartimenti stagni nella professione - tra stabilizzati, parastabilizzati e precari - che oggi è improponibile, oserei dire impossibile, collegare in qualche modo per manifesto conflitto d'interesse tra i vari settori.
Oggi il sindacato - questo sindacato - ai freelance ed ai precari non serve assolutamente a nulla. Anzi, danneggia in maniera vistosa ed evidente. Ed è tempo che tutti quanti se ne avvedano perché gettino le basi di una contrattazione nuova che veda i diritti dei precari difesi e tutelati da chi li conosce a fondo, per davvero, e non li postpone sistematicamente ad altre situazioni o ad altre priorità, non sempre oneste e non sempre trasparenti.
Voglio farti un esempio per darti meglio l'idea della fondatezza di quanto vado sostenendo: di recente Il Mattino ha assunto a Napoli un nuovo redattore per colmare alcuni buchi determinatisi nell'organico. In qualsiasi azienda, di qualsiasi settore, con un qualsiasi sindacato "vero", "imparziale" o comunque degno di tal nome, un sindacato insomma che tutela davvero il precariato e non a chiacchiere, sarebbe stata quanto meno posta una questione semplice semplice, oserei dire banale: siamo sicuri che nella pletora di precari, freelance, collaboratori che ogni giorno sgobbano al Mattino non ve ne fosse uno in grado di svolgere quelle mansioni? Io caro Gianni mi assumo la responsabilità di dirti che, tra i collaboratori di Napoli e quelli di Salerno, ce n'erano almeno dieci estremamente più validi (ma soprattutto più meritevoli.) del collega che oggi occupa quel posto.
Il Cdr e la Fnsi in questo come in cento altri casi analoghi il problema non se lo sono posti proprio. Per l'ennesima volta, con il loro silenzio, hanno tollerato un ingresso esterno - l'ennesimo - perpetrato in barba ai diritti di quei precari della cui tutela e salvaguardia vogliono poi riempirsi la bocca. Disonestamente.
Va da sé poi che incontri, conferenze e dibattiti vadano deserti o che i giornali perdano copie perché ovviamente i precari sono sempre più demotivati e "scoglionati". Normale, normalissimo, ovvio.
Basta caro Gianni con questi sindacalisti che blaterano belle parole e grandi intenzioni ma che, di concreto, fanno il resto di niente.
Agli amici e colleghi precari lancio nuovamente un messaggio che mi auguro non cada nel vuoto: non cercate nella FNSI una tutela che non vi sarà mai garantita da un sindacato così strutturato. Cerchiamo di aprire un nuovo fronte della contrattazione che veda la FNSI esclusa dalle tematiche legate al precariato. Pensateci e non trascurate il problema. Ne va del futuro non solo nostro, ma del giornalismo in genere. Pensateci soprattutto quando - e se - dovesse riproporsi la necessità di uno sciopero per il rinnovo del contratto. Sarebbe un'occasione di estrema importanza per sottolineare - in modi e forme da definire - che c'è un vasto mondo di validissimi professionisti, tagliato fuori anche dal sindacato e non solo dagli editori, che vuole decidere autonomamente del proprio futuro.
La passività - o peggio, la cieca fiducia in un sindacato che non è né mai sarà "nostro" - non può che farci del male. Più di quanto ce ne abbia mai fatto in passato.
Salutoni
R. F.
lunedì 15 settembre 2008
Inpgi
Ispezioni Inpgi. Sono quintuplicate in Campania. La solita riflessione: quanti sono i giornali con dipendenti “articolo 1” che prendono contributi pubblici?
Rai, il concorso
Dopo l'accordo sui precari interni,i bacini e quant'altro, il sindacato è finito nella trappola del concorso pubblico “a condizione”?
Casina
martedì 9 settembre 2008
indonapoletano
- Hai avviato un tuo personale antidumping: mentre le reti internazionali assoldano i giornalisti in India in outsourcing, tu sei andato in India a fare il giornalista per i giornali Italiani. E' così?
E' esatto, perché per trovare lavoro ho dovuto accettare stipendi da terzo mondo. La mia è stata una scelta forzata, spinta anche da una esigenza familiare e dalla mancanza assoluta di lavoro nelle nostre zone. Il Mattino, per il quale ho lavorato anni, non mi assicurava nulla, neanche quel poco che prendevo come collaboratore. Avevo qualche prospettiva in qualche giornale locale, ma la cosa non mi stimolava. Ho così deciso di vedere se ero in grado di fare questo mestiere e giocarmi tutto per farmi conoscere. Ho fatto la valigia e con la famiglia siamo arrivati a Delhi. In poco tempo ho capito che la mia napoletanità e l'esperienza maturata per strada con la cronaca (e non nelle aule universitarie) mi avrebbe aiutato. Tanto da essere stato l'unico giornalista al mondo (insieme al collega di Repubblica che tirai con me) ad intervistare Sonia Gandhi la sera stessa che ha vinto le elezioni. Non l'ha intervistata mai nessuno, specialmente pensa durante le elezioni quando contro di lei si accanivano esclusivamente per le sue origini italiane. L'intervista non l'ha voluta nessuno: nessun mezzo di informazione italiano mi ha creduto. A parte i vecchi amici della redazione esteri de Il Mattino. L'ho poi venduta alla BBC (avevamo una videocamera). Questa intervista mi ha dato visibilità, ma non sicurezza lavorativa e soldi. Ora collaboro esternamente con l'ANSA, ancora con Il Mattino e con alcune trasmissioni radiofoniche della Rai (Pianeta Dimenticato, Radio 3 Mondo, Sportlandia). Ma senza stipendi da inviato o comunque da contratto giornalistico e soprattutto senza nessuna sicurezza per il futuro. Per ora, però, non mi lamento. Vedremo dopo.
- Quanta concorrenza ha un foreign correspondent-free lance come te?
Molta. Scrivendo per un'agenzia di stampa, sono sempre soggetto al fatto di dover sapere tutto, perché i miei colleghi che scrivono di India, da qui o dall'Italia, potrebbero avere storie che io non ho. Inoltre, tutto quello che fai non viene molto considerato, a differenza dell'opera di altri colleghi senior. Emblematico è il caso di Federico Rampini. Lui vive in Cina, in India c'è stato un paio di volte nei grandi alberghi, ha scritto due libri basandosi su dati economici e informazioni raccolte in rete. Che non sono falsi, intendiamoci, ma parziali, trasmettono una immagine del paese solo parziale. Tra gli studiosi e specialisti dell'India (non solo giornalisti ma anche studiosi e professori universitari) è difficile trovare suoi grandi estimatori. Capita spesso che ti chiami l'Agenzia e dica: Rampini ha scritto questo, oppure Reuters ha questo, Afp ha quest'altro. Purtroppo il nostro giornalismo è fatto molto di emulazione e di devozione assoluta verso i senior o gli stranieri.
-E' finito il tempo dei grandi inviati (senza grandissimi mezzi) alla Terzani o alla Kapuscinski? Puoi permetterti di andare di persona a vedere i fatti quando accadono?
Non voglio dire che con internet puoi fare tutto, ma ti da una buona mano. Considera che io da Delhi scrivo di India, Pakistan, Bangladesh, Nepal, Sri Lanka, Maldive, Bhutan, spesso di Afghanistan, Thailandia e Myanmar. Se volessi essere dovunque, dovrei avere il dono dell'ubiquità. Ma essere sul posto è importante. Ti faccio un esempio. Tu leggi un articolo di un giornale indiano dall'Italia. Se non consoci l'atmosfera di cui si parla (non i luoghi o le persone), non puoi capire a fondo le cose. I giornali dovrebbero investire di più sugli inviati, meglio se questi sono corrispondenti da un'area geografica dalla quale si muovono. Come, appunto, facevano Terzani e Kapuściński. Non è solo una questione economica, ma anche di strutture e di personale. L'Ansa, ad esempio, ha sedi in tutto il mondo. L'età media dei corrispondenti esteri è alta. E' gente che vive in quei posti da tempo. E' vero, ciò è garanzia di conoscenza del territorio, ma potrebbe anche portare ad una perdita di stimoli che sia l'essere giovani o vivere in un nuovo paese ti può dare.
http://indonapoletano.wordpress.com
lunedì 8 settembre 2008
Saviano: under attack
I lettori e gli editori, i politici e certi magistrati, appena possono mettono sotto attacco una categoria che non se la passa bene di questi tempi. Una categoria senza contratto, senza garanzie economiche, sempre più divisa al proprio interno e incapace di coesione ormai anche quando si tratta di difendere gli istituti previdenziali e il potere d'acquisto dello stipendio. Saviano definisce bene il giornalismo di frontiera come sotto attacco, indifeso cioè.
Non so se la camorra edita giornali, ma seppure fosse, sono i giornalisti l'anello debole della catena. A Casal di Principe ed ovunque non ci sia coscienza del proprio ruolo.
venerdì 5 settembre 2008
Morti bianche
giovedì 4 settembre 2008
Cortocircuiti
Un tipico corto circuito fra stampa scritta tradizionale e siti internet dei giornali. Il blog della Amabile rimpingua un vecchio cavallo di battaglia di Stella che si era occupato della sede di Reggio Calabria della Corte d'Appello, dove il 90% di chi si sottoponeva all'esame per avvocato passava il turno. E Stella non esita a riprendere l'aspetto che riguarda la Gelmini sul suo quotidiano e a partire da un blog che, nel frattempo, aveva sfruttato la notizia ottenendo finanche una precisazione del ministro. E chi non aveva visto il blog ha un'informazione in più per vie tradizionali, mentre il blog sicuramente da oggi avrà acquistato qualche lettore.
mercoledì 3 settembre 2008
Gabo e il New Journalism
venerdì 29 agosto 2008
uffici stampa: Napoli ko
29/08/08
Sono state necessarie addirittura 18 pagine fitte fitte di motivazioni, da parte del Giudice del Tribunale di Napoli, Maria Casola, per emettere una sentenza avversa alle richieste di riconoscimento economico previsto dal C.C.N.L. dei Giornalisti da parte dei colleghi Domenico Pennone ed Antonio Vista
"Bisogna evidenziare come i giornalisti in questione da diversi anni ricoprono, grazie ad atti formali dell'Amministrazione provinciale di Napoli, uno il ruolo di Capo Ufficio Stampa del Consiglio e, l'altro, di Capo Ufficio Stampa della Giunta. In breve, la d.ssa Maria Casola, con le sue 18 pagine ha sentenziato semplicemente che "....l'attribuzione di trattamenti economici può avvenire esclusivamente mediante contratti collettivi.....". Nessuna parola a difesa dei colleghi, nè tantomeno alcun riferimento ad un ipotetico uso "improprio" di professionalità di P.A.. Ovvero quest'ultima attraverso strane alchimie può usufruire (...con indebito "arricchimento"?) di chicchessia senza nulla concedere o riconoscere. E, pensare, che da più parti si declama la tutela dei lavoratori, dell'uso e abuso del precariato e via dicendo. E' un precedente pericoloso quello di Napoli, anche se in pieno contrasto con altre sentenze di ben altri Tribunali d'Italia (e già questo è un paradosso!), che serve da monito alle OO.SS. di categoria e non, oltre che all'ARAN la quale non può più tergiversare sulla condizione scandalosa di centinaia di professionisti impegnati negli Uffici Pubblici. Avremo modo di tornare sulla vicenda nel mentre esprimiamo tutta la nostra più sincera solidarietà ai colleghi Pennone e Vista".Pasquale Di BenedettoPresidente GUS Campania
"La sentenza del Tribunale di Napoli avversa ai colleghi Domenico Pennone ed Antonio Vista, così come quella del Consiglio di Stato relativa sempre alla Provincia di Napoli e di analogo tono, è il risultato negativo di anni nei quali, non per colpa del Sindacato dei giornalisti, non si è voluto dar corso alla trattativa per la definizione del profilo professionale dei giornalisti addetti stampa pubblici così come previsto dalla legge 150 fin dal 2000.Sconcerta leggere nella sentenza del Tribunale partenopeo di "persistente silenzio delle parti sociali in ordine al recepimento della delega proveniente dalla legge" (cioè la delega a svolgere una specifica trattativa sindacale per l'area professionale dei giornalisti pubblici): la Fnsi non ha taciuto affatto, come dimostrano comunicati, manifestazioni, financo sentenze (lo stesso Magistrato di Napoli ricorda la sentenza del giudice del lavoro di Roma relativa alla legittimità della Federazione della stampa a trattare con l'Aran), accordi con i sindacati autonomi e confederali. Proprio l'ultima intesa - raggiunta tra Fnsi e Federazioni del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil - dovrebbe aprire la strada della trattativa con l'Agenzia per la negoziazione contrattuale nel Pubblico impiego, speriamo in tempi rapidi, allo scopo di dare certezze professionali e contrattuali ai colleghi della Pubblica amministrazione senza doverle chiedere alla Magistratura. Ai colleghi campani esprimo la solidarietà del Sindacato".Giovanni RossiSegretario generale aggiunto e responsabile del Dipartimento Uffici stampa della Fnsi
dal sito dell'Fnsi
Intercettateci tutti
Canard e contributi
(ANSA) - ROMA, 26 AGO -«Che fine ha fatto il regolamento in materia di contributi all'editoria che il governo dovevapresentare ieri?»: lo chiede il senatore del Pd Vincenzo Vita. «Il sottosegretario Bonaiuti - continua Vita - aveva garantito che vi sarebbe stato un confrontocon le varie parti, con le associazioni di categoria, con le stesse testate interessate. Nulla di tuttociò. Non si tratta infatti di una mera scadenza burocratica visto che il regolamento dovrebbeapplicare il decreto 112 del giugno scorso il quale prevede purtroppo tagli pesantissimi alletestate cooperative, non profit e di partito, almeno una cinquantina di quotidiani». «Come già rilevato da Mediacoop sull'argomento che questo tempo perduto serva almeno a unripensamento. Tra l'altro - aggiunge Vita - il testo della legge di conversione del decreto su questopunto (e forse anche su altri) suscita molti dubbi di costituzionalità, essendo stati tagliati icontributi diretti ai giornali e lasciati inalterati quelli indiretti. Come se non bastasse - conclude ilsenatore - rispunta il conflitto d'interessi di Silvio Berlusconi visto che ha dato il via libera a untesto che ha tra i massimi beneficiari proprio la Mondadori».
martedì 26 agosto 2008
l'Amendola di Siddi
Di liberalismo e democrazia i giornalisti italiani, ispirandosi ad Amendola, avevano cominciato a riflettere a Montecatini tre anni fa. Ne è venuto fuori un volume curato da Siddi pubblicato per i cento anni della Federazione della stampa. Non è un vieto esercizio di retorica, un atto dovuto per celebrare stancamente una data. La riflessione di oggi rimane essenziale. E se l'abito di Amendola ancora segnato dai colpi dei fascisti, che ne massacrarono il corpo senza far scomparire le sue idee, si può ancora vedere esposto in una teca, quanti possono mostrare oggi una coscienza specchiata, senza i segni di un'adesione di maniera o malintesa al liberalismo? I giornalisti italiani Amendola lo ricordano ogni mese se versano i contributi o ricevono un assegno di disoccupazione (a lui è intitolato l'istituto di previdenza). Gli editori se ne ricordano in occasione di ristrutturazioni e crisi aziendali, quando l'Inpgi paga il costo di infelici operazioni. Dell'avvocato napoletano dovremmo parlare e leggere un po' più spesso.
http://www.ibs.it/code/9788889475478/conquista-della-libertagrave/siddi-franco.html
lunedì 25 agosto 2008
editoria
I contributi all'editoria - come raccontato nel libro "La casta dei giornali" - è un fenomeno che riguarda grandi e piccoli editori italiani. E visto che Berlusconi non vuole mettere altre tasse, ma tagliare le spese, ha chiesto a Tremonti di tagliare dove può. Così da vero liberista il ministro mette mano alla mannaia: basta con i sostegni pubblici ai giornali che non vendono; i contributi saranno falcidiati con il nuovo decreto (il decreto è stato convertito dalla Camera con voto di fiducia).
Il che sarebbe corretto se anche il mercato pubblicitario italiano fosse regolato da un sistema antitrust equilibrato. Altrimenti succede che le reti Tv private raccolgano il doppio di quanto finisce sui giornali italiani (lo dicono l'Antitrust e il Garante per le comunicazioni).
C'è da dire che i contributi all'editoria, sopratutto a quella piccola, sono vissuti come un aiuto valido per tutti, a prescindere se le aziende che ne usufruiscono rispettino le leggi, paghino i contributi ai dipendenti e quant'altro... Anche i grandi editori, a loro volta, dal punto di vista dei giornalisti-dipendenti, non sono poi degli stinchi di santo visto che da anni si ostinano a non rinnovare il contratto di lavoro.
Ma la logica del tanto peggio tanto meglio non conviene a nessuno: agli editori "impuri" a quelli "puri", ai giornalisti e ai lettori.
....
Dati Nielsen aggiornati:
L'analisi per mezzo evidenzia sul progressivo a giugno 2008 una crescita della televisionedel +1,6% e un rallentamento della stampa del -2,7%. In particolare, i quotidiani apagamento registrano il -2,9%.
mercoledì 20 agosto 2008
precari: la lettera
Carissimo Gianni
Ho letto con molto interesse la tua mail. Per la stima e l'affetto che ho nei tuoi confronti, non posso però nascondere che mi ha fatto francamente sorridere.
Credo che la tua lettera possa essere inserita - anzi debba essere inserita - sul sito web della Fnsi, giacché è in perfetta sintonia con quelle che fino ad oggi sono state le strategie operative del nostro sindacato. Te ne spiego brevemente il motivo. Non voglio ovviamente rievocarti ritardi ed omissioni storiche della Fnsi che, nonostante gli ineluttabili strascichi nella quotidianità, appartengono ormai alla storia. Mi replicheresti sciorinando quel "rinnovamento" di oggi che non vedo ed in cui non credo. Si tratta tuttavia di errori passati che condizionano ancora le scelte di oggi, ed inducono - la tua mail ne è una riprova - a strategie che davvero rasentano il ridicolo, se non il comico.In premessa, non farei alcun parallelo con l'Usigrai, giacché dalle parti di mamma Rai si sa come funzionano queste cose. E si sa che lì vigono regole e procedure del tutto particolari (non vi sarebbe altrimenti un sindacato "ad hoc"). Lì c'è "il fesso" che paga, per cui ben si possono tutelare i precari con procedure di regolarizzazione particolari.Ma nelle aziende editoriali "vere" le regole sono un tantino diverse. Trentasei mesi di collaborazione (anche se discontinui!) dovrebbero bastare per l'assunzione? E questa balla la Fnsi a chi la vorrebbe dare a bere? Perché, sai com'è un conto è porsi un determinato obiettivo, un conto è raggiungerlo o quanto meno far sì che venga preso in considerazione dalla controparte.Sono convinto che gli editori creeranno una corsia direttissima tra il tavolo di trattativa ed il cestino più vicino per "archiviare" questo obiettivo. Ed hanno a mio avviso tutte le ragioni per farlo. Pensa a quante aziende, di punto in bianco, dovrebbero essere costrette ad assumere decine, o addirittura centinaia di collaboratori. Tutti quei collaboratori o precari che anche il sindacato ha contribuito a creare in decenni di cecità e omissioni. Una tragedia di proporzioni immani giacché, nonostante i contributi per l'editoria, nessuno potrebbe contare sul "fesso" di mamma Rai - alias tutti noi contribuenti - per far poi quadrare i conti. Ma davvero la Fnsi crede ad una simile scemenza? Eppure basterebbe una banale calcolatrice, di quelle che i marocchini vendono a tre euro, per verificare l'insostenibilità economica e finanziaria per qualsiasi azienda editoriale. O gli editori s'involerebbero quasi tutti verso la bancarotta, oppure i giornali verrebbero a costare in edicola cinque euro, e la pubblicità venduta a peso d'oro. Sempre e comunque il risultato sarebbe quello non di ridurre il numero dei precari, ma di incrementare sensibilmente quello dei disoccupati.
Di precari storici, caro Gianni, il giornalismo italiano è pieno. Grossi gruppi editoriali fondano ormai le proprie strategie proprio su questa forma di sfruttamento. Ed il sindacato, i Cdr, farebbero bene a non occuparsene giacché ogni volta che se ne sono occupati (fino ad oggi l'hanno fatto pochissime volte) hanno prodotto danni devastanti. Verrebbe infatti da chiedersi dov'erano questi luminari del sindacalismo quando venivano assunti "fior di giornalisti" - è accaduto anche al Mattino, ed in tempi molto recenti, o sbaglio? - forti solo della loro appartenenza politica, a scapito di "collaboratori" o "precari storici" come li chiami tu? Dov'erano quando si reclutavano stagisti per coprire i posti vacanti per le ferie estive? Dov'erano quando si creavano corsie preferenziali per le scuole di giornalismo, in barba proprio, soprattutto, dei precari? Dov'erano quando grossi gruppi editoriali assumevano una manciata di redattori ma stipulavano centinaia di contratti di collaborazione per poche lire? Rileggiti la cronaca sindacale degli ultimi mesi, caro Gianni, e scoprirai che in barba a rinnovamenti, cambiamenti, proclami, "seminari", convegni, workshop e baggianate varie, è cambiato davvero poco. Anzi, nulla.Quanto sta avvenendo oggi mi fa sorridere proprio per questo. La Fnsi cerca oggi di rimediare agli errori del passato, ma lo fa compiendone altri forse anche più gravi e devastanti. Oggi vorrebbe assunzioni a iosa, come se l'editoria navigasse nell'oro e non ci fosse per così tante testate un costante inesorabile (ed eloquente!) calo di vendite in edicola e nella pubblicità.Te l'ho già detto una volta a quattr'occhi e te lo ribadisco, caro Gianni. La Fnsi farebbe bene a non entrare nella contrattazione relativa a freelance, cococo, cocopro, etc. etc. Sono situazioni di precarietà che il sindacato dei giornalisti ha contribuito a creare quanto se non più degli editori . Se oggi i freelance ne boicottano seminari, convegni e pseudo incontri che hanno l'unico file di offrire adeguato proscenio a qualcuno, non credo proprio che ci sia di che sorprendersi. Normalissimo. Anzi, io mi sorprenderei del contrario.
Agli amici e colleghi precari, suggerirei invece di guardare altrove: alle usuali sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil) che non sono il massimo, ma sono comunque una spanna sopra la Fnsi, al Fasi (un neonato sindacato di giornalisti costituito a Torino) ed ovunque vi sia un sindacalismo vero "super partes" che non strilla e sbraita ai convegni per poi turarsi naso, occhi e bocca quando si compiono piccoli quotidiani misfatti. Quegli stessi piccoli quotidiani misfatti che in passato si sono succeduti ed accavallati per portare allo scempio di oggi.Per quanto mi riguarda - e per quanto possa valere - io non sono né sarò dalla parte della Fnsi. Se non altro perché spero che, rifondando il sindacato per davvero - ma da zero, dalle fondamenta, in profondità - ai giovani giornalisti possano essere offerte prospettive diverse da lecca menti vari per ottenere un posto.Intanto ai miei diritti voglio badare io, in prima persona, e direttamente. Dicendo a chiare lettere che la Fnsi non mi rappresenta. Mi piacerebbe addirittura far naufragare i prossimi - eventuali - scioperi offrendo i miei servigi agli editori, magari realizzando "in toto" un quotidiano, dalla cronaca allo sport fino all'oroscopo. Lo farei per tre soldi, proprio come ha voluto e tollerato quello stesso sindacato che oggi si scandalizza di questo andazzo.Non prendiamoci per il culo, caro Gianni. Anche in "camera caritatis". Smettetela di venderci fumo.Salutoni extrasindacali
martedì 19 agosto 2008
www.santaprecaria.com
- Raffaella R. Ferrè, hai scritto Santa Precaria, di che parla il romanzo?
In Santa Precaria c'è la vita di provincia, nel sud Italia, vista attraverso gli occhi di due giovani: Caterina, stagista in una tivù locale, e Mimmo, aspirante giornalista. Se la prima, con il suo stage, fa conoscenza del mondo del lavoro e del mondo degli adulti, Mimmo, figlio di un camorrista, si ritrova a vivere in terza persona, da collaboratore sottopagato di un piccolo quotidiano. Eppure anche lui trova una ragione di vita: quando Caterina scompare e di lei resta solo un blog, Mimmo decide di indagare sul suo caso, affidandosi alla sorte, affrontando discariche dell'emergenza rifiuti in Campania e partite dei mondiali, macerie del terremoto e palazzoni, campi di pomodori, marocchini e croci solitarie, ritrovandosi faccia a faccia con le sue stesse radici.
- La scelta di lavorare comunque perchè si ama il mestiere che si fa è ancora una scelta "etica" se scompare anche l'ipotesi di una vertenza finale per veder riconosciuti i propri diritti?
Caterina, protagonista del libro, direbbe di no e si infurierebbe: la vera "etica" per lei sarebbe salvaguardare la sua dignità. Mimmo, invece, direbbe di sì. Per lui il mestiere di cronista va al di là del lavoro e diventa quasi un modo di vivere. Per lui, che sin dall'inizio del romanzo vive una condizione a dir poco precaria, conta il "per ora", non il "domani". In quest'ottica si ha una prospettiva falsata, schiacciata, e qualsiasi cosa - dal pagamento in nero al contratto a tre mesi - viene visto come un passo avanti. La mia paura è che tanti ragazzi possano vedere le cose alla maniera di Mimmo, così avezzo a non veder riconosciuti i propri diritti. Uno degli scopi di Santa Precaria è proprio quello di aprire gli occhi, con la giusta ironia, a tanti ragazzi che approcciano al lavoro.
Raffaella R. Ferrè e il suo romanzo sono al sito http://www.santaprecaria.com/
lunedì 18 agosto 2008
la prima mail
tutto è cominciato da questa email che un mio collega ed amico mi ha inviato ai primi di agosto 2008
> ecco cosa mi scrive un collega sul tema della norma antiprecari
a Gianni Colucci
>
>
>
> "NORMA - INCIVILE - ANTIPRECARI A PRESCINDERE DAL NUMERO.Scusate, ma
> non vi fa ribrezzo che il rispetto della legge, venga abrogato con
> decine (forse centinaia) di migliaia di cause in corso, con emolumenti
> già pagati agli avvocati? Non vi viene il sospetto che così venga leso
> pesantemente il diritto di eguaglianza dei cittadini? (solo per quelli
> che hanno il procedimento in corso, però...).
> Non si appartiene ad uno
> Stato a singhiozzo. Chi ha fatto ricorso alla Giustizia ritiene che
> essa sia sempre effettiva, non che muti a secondo dei quantitativi dei
> precari che esercitano il loro diritto alla tutela: un tot a chilo, in
> pratica.
> Insieme i ricorrenti superano i 43.877 quintali di carne
> umana: bene si mandi alla macelleria sociale questo blocco di ex
> cittadini, fessi per aver creduto nella Legge. Peggio per loro. In
> futuro non supereranno i 39.000 quintali allora potranno adire le vie
> legali. Ma che razza di sistema è? Ma chi lo contrasta? Napolitano
> davvero firmerà questa legge? E' lo stesso che con la moglie Clio,
> secondo le biografie, difendeva i diritti dei lavoratori sfruttati
> nelle campagne meridionali? Chissà.
> Sdegniamoci Tutti
>
ed ecco cosa gli ho risposto,commentando a modo mio
> Va solo aggiunto che proprio un piano di prospettiva che consenta l'inserimento dei precari nelle aziende è una delle questioni al tavolo editori-giornalisti. L'Fnsi punta a un meccanismo che renda valida per l'assunzione la somma di tutti i periodi di contrattualizzazione anche se discontinui. In sostanza bisogna raggiungere la quota minima di 36 mesi di collaborazione ad una testata per essere assunti, un po' come è accaduto alla Rai dove l'Usigrai è riuscita a stabilire con l'Azienda una griglia che consente di regolarizzare le posizioni dei precari storici. Ma chissà...
> Potrei aggiungere che la scarsa partecipazione al seminario della Fnsi svoltosi due settimane fa a Napoli ci dovrebbe richiamare ad una maggiore serietà rispetto agli impegni sindacali di tutti: se in una regione come la nostra ad un appuntamento seminariale come quello c'erano solo un paio di Cdr e lo stato maggiore del sindacato, e quasi nessun precario, è un fatto che la dice lunga sulla "rappresentanza" e sulla fiducia per l'associazione. Se il sindacato parla a se stesso e non ai propri iscritti qualcosa davvero non funziona.... ma questo diciamocelo in camera caritatis
>
>
prima pagina
Ne ho parlato con amici e colleghi in un giro di mail questa estate ed ha riscosso interesse. Ho pensato, dietro suggerimento di diversi amici, di cominciare a discutere pubblicamente e mettere in circuito riflessioni e commenti.
Cominciamo oggi.