lunedì 25 agosto 2008

editoria

Il dato di partenza: la Mondadori prende di contributi postali pubblici il doppio di quanto entra alle 27 testate cooperative come contributo pubblico all'editoria.
I contributi all'editoria - come raccontato nel libro "La casta dei giornali" - è un fenomeno che riguarda grandi e piccoli editori italiani. E visto che Berlusconi non vuole mettere altre tasse, ma tagliare le spese, ha chiesto a Tremonti di tagliare dove può. Così da vero liberista il ministro mette mano alla mannaia: basta con i sostegni pubblici ai giornali che non vendono; i contributi saranno falcidiati con il nuovo decreto (il decreto è stato convertito dalla Camera con voto di fiducia).
Il che sarebbe corretto se anche il mercato pubblicitario italiano fosse regolato da un sistema antitrust equilibrato. Altrimenti succede che le reti Tv private raccolgano il doppio di quanto finisce sui giornali italiani (lo dicono l'Antitrust e il Garante per le comunicazioni).
C'è da dire che i contributi all'editoria, sopratutto a quella piccola, sono vissuti come un aiuto valido per tutti, a prescindere se le aziende che ne usufruiscono rispettino le leggi, paghino i contributi ai dipendenti e quant'altro... Anche i grandi editori, a loro volta, dal punto di vista dei giornalisti-dipendenti, non sono poi degli stinchi di santo visto che da anni si ostinano a non rinnovare il contratto di lavoro.
Ma la logica del tanto peggio tanto meglio non conviene a nessuno: agli editori "impuri" a quelli "puri", ai giornalisti e ai lettori.
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Dati Nielsen aggiornati:
L'analisi per mezzo evidenzia sul progressivo a giugno 2008 una crescita della televisionedel +1,6% e un rallentamento della stampa del -2,7%. In particolare, i quotidiani apagamento registrano il -2,9%.